Allegri si dimetterà o la Juve lo esonererà? “La prima ipotesi credo sia assolutamente impossibile. Quanto fatto da Sarri alla Lazio credo sia improbabile. Non so quale rapporto abbia instaurato Giuntoli con Allegri. La Juventus, però, potrebbe rischiare di accollarsi lo stipendio del tecnico. Non escludo che possa anche essersi creato un rapporto tale da poter ipotizzare un rinnovo”.
A Napoli si sono susseguiti tre allenatori in una sola stagione. Quando accade ciò, si può parlare di stagione fallimentare dal punto di vista gestionale? “Sicuramente le cose non sono andate bene, anche alla luce dei tre cambi in panchina. Tuttavia, quando giocavo e veniva cambiato allenatore, il subentrante veniva sempre visto come qualcuno giunto per risolvere i problemi. Al Napoli, invece, già quando si parlava dell’esonero di Garcia, che non ha mai capto la piazza azzurra e il progetto, il tecnico era già stato ridimensionato, messo in discussione. I calciatori già riponevano scarsa fiducia in lui, ma con l’arrivo di Mazzarri la società ha fatto capire agli stessi giocatori che l’obiettivo fosse quello di cercare di arrivare a fine anno. Nel mio modesto parere, sarebbe stato importante prendere un allenatore che arriva per restare, puntando alla Champions. Poteva essere Tudor, anche accollandosi un contratto di un anno e mezzo, ma si sarebbe anche potuto ambire agli introiti della qualificazione in Champions. Il progetto è stato un attimo accantonato”.
Il Napoli deve puntare ad una rivoluzione? “Assolutamente no. Se è stata una stagione fallimentare, devono essere coinvolti tutti. Tutti si adeguano ad un trend negativo, è difficile uscirne fuori. È uno sport di squadra. Si è parlato dell’errore nel non aver sostituito Kim, ma il campionato del Bologna non è il risultato di una squadra che, nei singoli, è migliore del Napoli di oggi. È stato un problema di approccio, di mentalità. Bisogna comprendere anche l’importanza della gestione di un tecnico. I giocatori, oggi, percepiscono molto di più, sono delle aziende. Diviene importante la figura gestionale di un tecnico, e Spalletti l’aveva fatta da padrone".
Il Napoli ha bisogno di un condottiero e di un De Laurentiis meno presente? “C’è sempre bisogno del presidente. L’anno scorso, il patron, insieme con i suoi collaboratori, ha riportato lo scudetto a Napoli dopo trentatré anni. Sbagliare si può, ma oggi si deve ripartire con il presidente, con i dirigenti e con il condottiero in panchina. Naturalmente, il rispetto dei ruoli è determinante in ogni contesto”.
Cosa succede quando in uno spogliatoio uno o più calciatori scavalcano il capitano per porre le proprie richieste all’allenatore? “Sono cose delicate. Può essere giusto o sbagliato ma, delle volte, sono stato in spogliatoi dove il capitano non era quello con la fascia. Premetto che nel Napoli il capitano è Di Lorenzo. Tuttavia, bisogna vedere quale fosse l’autorità di Juan Jesus. Se non si è dentro, si fa fatica a comprendere certe dinamiche. In un anno particolare, anche qualche anomalia come questa può essere usuale”.
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