Il problema però nasce per la Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Il Giorno, Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX, La Stampa e Repubblica - ormai giornale di ispirazione nordica dopo l’acquisto da parte di Elkann. Tutti questi media, insieme a Sky, Dazn, Mediaset, Sportitalia e TeleLombardia, vivono di un equilibrio economico che ruota attorno a Juve, Inter e Milan.
Se il Napoli sovverte il centro del potere e vince tre scudetti in quattro anni, con una società forte e un allenatore importante come Conte, questo equilibrio si spezza. Questi media perdono soldi, perché non possono più aprire ogni giorno osannando le solite tre. E così si arriva al paradosso: pagine intere dedicate al Torino, che pure da anni naviga a metà classifica, per motivi editoriali e di proprietà. Sky e le altre piattaforme vivono grazie agli abbonamenti, e la maggior parte arriva dai tifosi di Juve, Inter e Milan. Napoli e Roma contribuiscono, ma in misura minore, perché il tifo napoletano è identitario e concentrato soprattutto in Campania, con una diffusione più limitata nel resto d’Italia. All’estero, invece, il Napoli ha molti sostenitori, grazie ai tanti emigrati napoletani nel mondo. Le sponsorizzazioni, gli abbonamenti, l’edicola: tutto si traduce in denaro. Ecco perché oggi il Napoli dà fastidio: non è più una meteora, è diventato una grande. Non una “grande storica”, ma una squadra competitiva e solida.
Non possiamo pretendere che il Napoli vinca sempre: quando la Juve non vince, ha fallito. Per noi, invece, essere competitivi è già motivo di orgoglio. Non dobbiamo vivere ogni mancato successo come una tragedia: l’importante è provarci, perché abbiamo società, squadra e ambizioni per farlo. L’idea che “il Napoli deve vincere” è una sciocchezza. Oggi è cambiato lo scenario: non siamo più i poveri che vincono ogni tanto con la benevolenza altrui. Ora, come Conte, siamo diventati antipatici.
E allora va bene così. Faccio l’elogio dell’antipatia. Adoro Conte perché è antipatico - forse anche perché io stesso lo sono. Mi ci riconosco e spero che restiamo antipatici: io, il mio Napoli e Antonio Conte. Significa che stiamo dando fastidio. E questo, in fondo, è un buon segno”.
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