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Rocchi: “Investiamo su giovani arbitri, vi svelo le indicazioni per il prossimo anno”

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Il designatore arbitrale della Serie A ha rilasciato alcune dichiarazioni nella conferenza stampa di fine anno
Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

Gianluca Rocchi, designatore arbitrale della Serie A, ha rilasciato alcune dichiarazioni nella conferenza stampa di fine anno soffermandosi sul lavoro dei direttori di gara in questa stagione. Ecco le dichiarazioni riportate da TMW.

Rocchi sull'operato degli arbitri di Serie A

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“Questa non è la sede per autocelebrarci, voglio sapere il punto di vista esterno sulle cose che sono andate meno bene perché ci piace il confronto con chi ci guarda da fuori. Questo campionato è appassionante, ma è di una difficoltà estrema e non ha permesso di valorizzare alcuni giovani per l’importanza e il peso della partita. Quando si investe sui giovani ci vuole tempo e pazienza, purtroppo il calcio non ha né tempo, né pazienza.


Abbiamo inserito due ragazzi giovani internazionali come Marchetti e Marcenaro, potevano fare molto meglio e l’ho detto anche a loro ma il nostro ragionamento non è sull’oggi, ma sul domani. Se vogliamo avere arbitri al top sui 39-40 anni, dobbiamo investire su giovani di 32-33 anni. Sono rischi ponderati, ma stiamo facendo un investimento per il futuro. Gli obiettivi sono la riduzione e la ridistribuzione dell’organico, vogliamo valorizzare i giovani perché ad oggi facciamo fatica a utilizzare dei giovani nei big match. Abbiamo tre arbitri élite in UEFA e vogliamo almeno tornare a quattro, abbiamo tolto nomine internazionali a Fabbri e Doveri e comunque hanno fatto una grande stagione, hanno lasciato un posto e non è banale, ma hanno reso ancora meglio e questo dimostra la loro professionalità. Questo passaggio è valido soprattutto per il futuro.

L’obiettivo è avere 42 arbitri rispetto ai 52 di quest’anni, 76 assistenti rispetto agli 87 di oggi e portare il gruppo dei VMO da 4 a 24. Abbiamo fatto bene a livello di investimenti sui giovani e sull’inserimento dei nuovi internazionali, siamo certi che questa sia la strada giusta, ma la gestione del gruppo non è stata semplice. È difficile avere uniformità in un gruppo piccolo, figurarsi in un gruppo grande. È difficile gestire gruppi ampi, alcuni allenatori chiedono di ridurre le rose, figurarsi l’organico arbitrale. Questo è l’aspetto che mi ha messo maggiormente in difficoltà. Abbiamo europeizzato il nostro arbitraggio in un campionato che ha difficoltà ben diverse rispetto all’Europa League, non si può paragonare una partita per la salvezza che una partita della Champions League. Avevo chiesto di essere duri nelle ultime giornate e sono stati allontanati cinque allenatori nella penultima giornata, le proteste sono eccessive.

Se la strada del dialogo non è corretta dirò ai ragazzi di essere più duri da subito, non sono tollerabili alcune proteste delle panchine. Abbiamo dato un’apertura generale sui nostri errori, ci assumiamo le nostre responsabilità e non devo dire bravo a me stesso, ma agli arbitri perché ci sono ragazzi che sono disponibili a far ascoltare le loro voci per poi essere messi in discussione davanti all’opinione pubblica. Gli arbitri si mettono in discussione pubblicamente e questa cosa non va sottostimata, non è corretto. Sapere che la tua decisione sarà ascoltata non è cosa da poco, nessuno mi ha chiesto di non far ascoltare l’audio. L’uniformità è uno degli aspetti più difficili, è quasi impossibile non avere un’uniformità ma dobbiamo avere coerenza. Poi se capita un errore in eccesso o in difetto sarà un errore. Questa sarà una delle difficoltà più grosse, open VAR ha dato una grandissima possibilità di crescita che ci è stata concessa da DAZN. Ci ha permesso di aprirci e ci ha costretto a lavorare molto sulla comunicazione, se sai che vieni ascoltato una stupidaggine non la dici. Per noi andare la sera e prendere una decisione non è facilissimo. In delle circostanze ho preferito confrontarmi con UEFA e FIFA con Roberto (Rosetti, ndr) e Pierluigi (Collina, ndr) per dare le risposte corrette.

Per noi il lavoro è stato decisamente positivo, specialmente nelle ultime due giornate dove abbiamo fatto la trasmissione 24 ore dopo. Non è facile metabolizzare un errore, ma ci stiamo lavorando. Siamo stati bassi sulla concessione dei rigori, forse anche troppo perché alcuni ce li siamo persi. Dovevamo fare qualche ammonizione in più per protesta, siamo stati molto duri sui gravi falli di gioco e siamo stati molto severi, forse abbiamo fatto qualche errore ma la tutela dei calciatori è fondamentale. Sono stati fatti circa sei check VAR a partita, sono leggermente calati gli interventi a partita (0,36), significa forse che abbiamo fatto qualcosa meglio rispetto all’anno precedenti. Siamo intervenuti su 136 episodi, significa aver riparato 136 errori. Ci sono stati 72 interventi con On Field review, 64 overrule (fuorigioco o falli di mano in occasione di APP)”.

Sull’errore che non rifarebbe.

“Ci sono tanti errori, quello che mi ha fatto più riflettere è sulla comunicazione. Non è stato facile gestire gli audio su Open VAR, in alcune circostanze ho dovuto tutelare i ragazzi, esempio su Inter-Roma, ma questa è una scelta mia. Non sono bravo a preparare questo tipo di lavoro, come esperienza ho capito che è meglio far vedere tutto. Questa è una sfida che lancio per il futuro, a me va bene questo ma dovreste anche concedere la possibilità di designare un arbitro che ha sbagliato anche la settimana successiva. Non posso tenere fuori un arbitro che ha fatto un percorso perfetto per sette mesi solo perché ha fatto un errore la settimana precedente. La comunicazione va fatta sempre a 360 gradi. Mi arrabbio su tutti gli errori, poi cerco sempre di capire come si è sbagliato. Su alcuni episodi si potevano gestire meglio, non posso indicarne uno solo. Non possiamo permetterci un errore per superficialità. Sozza e Colombo hanno fatto un’ottima stagione, chi è subito dietro ha ampi margini di crescita, è normale che con 50 gare di Serie A inizia ad essere un arbitro vero. Tra i giovani ci stanno arrivando solo loro, con 20-30 gare hai meno esperienza. Quando ero più giovane c’erano partite meno complicate, quest’anno c’erano tanti incroci decisivi per la classifica e per questo ci vuole pazienza arbitrale. Ci vuole poi dall’altra parte un cambio di marcia da parte degli arbitri”.

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