Dopo di che, hanno capito che il calcio è un pozzo di sangue per chiunque voglia investire e hanno fatto marcia indietro, essendo molto oculati nelle loro posizioni. Il 7 febbraio la famiglia Zhang ha dichiarato bancarotta. Quindi c’è stato un momento politico in cui in Cina è stato visto di buon occhio l’imprenditore che investiva nel calcio europeo ma poi questo atteggiamento è mutato. Non è tanto una questione di iscrizione al campionato, poiché i club sanno come mettere in equilibrio i conti nella stesura dei bilanci per rispettare alcuni indici su cui si basa l’iscrizione. Il discorso è più di equa competizione poiché se ci sono squadre come Atalanta e Napoli che lavorano per tenere in equilibrio i propri conti contenendo le spese quindi riducendo gli acquisti, se si fa l’opposto non c’è più l’equilibrio nella competizione poiché non tutti giocano con le stesse carte. Purtroppo se devi competere nelle grandi competizioni europee, molti club fanno il passo più lungo della gamba ma in questo modo nel calcio italiano questa competizione viene falsata. Infiltrazioni criminali nelle curve? Ormai è una prassi dappertutto, non solo a Milano dove ha raggiunto livelli di guardia. A Milano si poteva dare un grande segnale e non è stato dato. Per me è stato un grave colpo di spugna che deriva da un problema culturale, non solo criminale. Ogni volta la Procura Federale giustifica il fatto con il patteggiamento. A Milano c’era un clan armato che aveva commesso omicidi, gambizzazioni, che gestiva il traffico internazionale di stupefacenti, controllava il territorio e aveva in mano lo stadio di Milano. Forse, le norme vanno inasprite poiché è sotto gli occhi di tutti che le condizioni sono cambiate».
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