Sui diritti tv
—“Tutti i brand hanno bisogno di una cosa fondamentale, la credibilità. I brand della moda sono credibili nel momento in cui sono affidabili in termini di qualità, ma questo in tutti i campi. La credibilità è la cosa più importante, ma oggi è credibile il nostro calcio? È credibile per come viene organizzato, e gestito? Ci sono cose davvero imbarazzanti, lasciate completamente al caso. Anche la decisione di Gravina di far sentire gli audio del Var al martedì o al mercoledì. Perché non farli sentire in diretta? Evidentemente verranno scelti quelli che fanno più comodo. È credibile una cosa di questo tipo? Non è l’unica cosa, come gli orari delle partite. Come la decisione di organizzare il calendario della Juventus in base alle esigenze di mercato, e del mercato asiatico. La forza di un brand, tuttavia, è in più squadre determinanti. La Premier è diventato il campionato più ricco perché c’è sempre una grande competizione fino all’ultima giornata. Il brand, insomma, non è una parola vuota come la sta usando Gravina, ma una cosa importantissima. È la reputazione”
Sulla Juve
—“La Juventus è proprietà della famiglia più potente e ricca del Paese. Inoltre, la Juventus vanta una grande storia. Un club che ha vinto tantissimo, in Italia ed in parte all’estero. La Juve ha una certa notorietà anche in quanto squadra più tifata in Italia. Il problema, però, continua ad essere quello di non avere un progetto tecnico adeguato. Molti calciatori vogliono lasciare il club, soprattutto in virtù della guida tecnica. I vari Chiesa e Vlahovic non hanno più voglia di giocare quel calcio lì, volgendo il proprio sguardo verso Liga e Premier. È ovvio che Giuntoli ha fatto una scelta molto rischiosa. Dovrà rifondare un club che viene da due anni molto difficili. La prospettiva di essere plenipotenziario, al pari di Calvo, avrà indotto Cristiano ad approdare in bianconero. D’altronde, è il potere a guidare, spesso, - conclude Pistocchi - le scelte”.
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