Cosa sta accadendo invece all’Inter?
“L’Inter è una squadra forte, non ci sono dubbi, ma il problema è capire quanto ci sia ancora di continuità rispetto al passato. Non la vedo più così tosta e impenetrabile come prima. Mi sembra alla ricerca di qualcosa di nuovo, con Chivu a metà strada tra quello che vorrebbe proporre e ciò che la squadra ha fatto fino a ieri. Ho la sensazione che l’Inter possa subire gol in qualsiasi momento, non a caso ha la peggiore difesa tra le big. Questo è un segnale. Non so se dipenda dagli interpreti o da una questione di gioco, ma non mi sembra più quella formazione continua e solida del passato.”
Secondo lei, McTominay deve solo entrare in condizione o Conte lo sta limitando troppo nel centrocampo a quattro?
“Credo che sia soprattutto una questione di condizione e di nuovi automatismi. Lui e De Bruyne non stanno ancora viaggiando al massimo. L’anno scorso McTominay ha giocato spesso con Lukaku, ora deve adattarsi a Hojlund e Lucca. Anche i movimenti con De Bruyne cambiano e questo influisce. Penso sia solo una fase iniziale: deve ritrovare la condizione fisica ottimale e con le partite tornerà ai suoi livelli.”
A proposito di attaccanti: punterebbe su Lucca o Højlund?
“Io continuo a puntare su Højlund, anche se Lucca ha segnato subito entrando a gara in corso contro il Pisa. Però resto convinto che il suo ruolo sia quello dell’alternativa: entrare, farsi trovare pronto e magari segnare gol pesanti. Per questo dico ancora Højlund come prima scelta. Col Pisa è entrato, ha segnato e ha dato subito la scossa. Quando un attaccante subentra e decide la partita, è sempre un segnale positivo. Il ruolo dell’attaccante è delicato: vive per il gol. Se non arriva, si innervosisce. Quando invece entra, segna e sostituisce il titolare, trova fiducia.”
C’è qualche altro partenopeo che le ha rubato l’occhio?
“Voglio aggiungere una nota su Spinazzola: sono felice di rivederlo a questi livelli. Dopo l’infortunio in Nazionale aveva attraversato un periodo complicato, ma oggi, nel Napoli di Conte, sembra ringiovanito. Vederlo sprintare, correre e addirittura mettere in panchina giocatori più giovani è una bella storia di calcio. Dimostra che con lavoro e applicazione si può tornare protagonisti.”
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