Lei ha menzionato De Bruyne: quanto pesa la sua assenza per questo Napoli? “È un genio. Che non fosse ancora in una forma strepitosa ci sta, perché veniva da un anno complicato al City, però parliamo di un campione che ogni tanto ti regala cose clamorose, bellissime: vede passaggi che gli altri esseri umani non vedono, ha aperture, giocate, un'intelligenza tattica fuori dal comune. Sono quei campioni che ti fanno proprio fare il salto di qualità. Lui stava salendo di condizione e poi, purtroppo, è arrivato questo bruttissimo infortunio. Non tanto per il tempo in cui resterà fuori, ma per gli equilibri che si sono inevitabilmente spostati. Detto questo, la rosa del Napoli è comunque importante, anche se nessuno ha le sue stesse caratteristiche. Devi farci i conti: nel calcio ci sono anche questi imprevisti, e tocca adattarsi.".
Visto che le ali stanno producendo davvero poco, che cosa farebbe lei per provare a sviluppare un gioco un po’ più centrale? “Posso avere la mia idea, ma Conte vede la squadra tutti i giorni, e nessuno più di lui sa che cosa ha in mano. È chiaro che un piano B serve sempre, e sono convinto che lui ce l’abbia già in testa. Probabilmente ha costruito questa squadra proprio anche in funzione di ciò che lei dice: penso alle mezzali, ai centrocampisti che l’anno scorso hanno fatto la fortuna della squadra con i loro inserimenti centrali, se ben ricordate. C’era una logica: si andava larghi per poi arrivare sul fondo, crossare e sfruttare gli inserimenti di questi giocatori, bravissimi ad attaccare l’area. In questo momento, però, ripeto, secondo me lui era partito con idee molto chiare, ha modellato il Napoli cercando di mettere insieme caratteristiche diverse e, per certi versi, ha anche cambiato un po’ il suo modo di fare calcio. Prima il suo gioco era più codificato; adesso, come tutto il calcio moderno, si è spostato su qualcosa di più europeo, con meno punti di riferimento fissi, meno codifiche rigide, più attenzione agli spazi da attaccare. Il problema è che se ti mancano proprio i giocatori chiave per interpretare quel tipo di calcio, metti in campo altri, che sono bravi ma diversi, e probabilmente perdi qualcosa. Non è facile tenere sempre gli equilibri e allo stesso tempo cercare soluzioni nuove. Io sono sicuro che Conte stia cercando la strada giusta, lavorando in modo maniacale come fa sempre. Alcuni giocatori sono semplicemente fondamentali: De Bruyne, se sta bene, non lo puoi sostituire con nessun altro, perché appartiene a quella categoria che fa la differenza. Però avete ragione a porre il problema: lui ci sta già lavorando per trovare soluzioni alternative, ne sono convinto”.
È chiaro che, arrivare alla data del 7 novembre, con quindici defezioni muscolari porta a qualche riflessione. Conte tende a dire che è un po’ colpa di tutto e di tutti, tranne che della gestione della settimana e della preparazione. Non le sembra che provi a scaricare il barile sugli altri, senza assumersi fino in fondo le proprie responsabilità? “Non so se non se le assuma, non voglio arrivare a questa conclusione. È una riflessione che va fatta con grande attenzione, ma sono convinto che loro tre, quattro riunioni sul tema se le facciano tutti i giorni. All’esterno puoi dire certe cose, anche per gestire la comunicazione, ma dentro lo spogliatoio sai perfettamente dove sta la verità. È vero che sono tanti infortuni, soprattutto muscolari, e qualcosa probabilmente va rivisto. Ci sono stagioni in cui va tutto storto proprio a livello di infortuni di questo tipo; se invece succede qualcosa di traumatico è diverso, non c’entra la preparazione. Ma quando il numero dei problemi muscolari è così alto, una revisione è obbligatoria. Ci sono troppe partite, ritmi altissimi, viaggi continui: è un livello pesantissimo. Conte e il suo staff, che sono di altissimo profilo, sapranno cosa fare, ma è chiaro che certi dati vanno guardati in faccia. Anch’io, quando allenavo, se mi trovavo davanti numeri del genere, la prima cosa che facevo era fermarmi, analizzare e rivedere qualcosa".
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