Che fine ha fatto Lindstrom?
“È strano vedere un giocatore così valido sempre emarginato dagli allenatori, così come in nazionale. È importante garantirgli fiducia. È difficile dare una spiegazione, le aspettative erano molto diverse. È un calciatore di valore e metterlo da parte mi è sembrata una cosa strana. Il contesto non ha facilitato il suo ambientamento”.
E più un miracolo il Bologna al quarto posto o il suo Messina che arriva a qualificarsi per la Uefa?
“Per noi è stato un miracolo. Quando sono arrivato a Messina, nel 2003, nessuno pensava di andare in Serie A. Poi, tutto si è trasformato e, pian pianino, abbiamo fatto una scalata che è rimasta nel cuore di tutti. Bologna è un progetto diverso. Non è un miracolo. Alle spalle di questi Bologna c’è un direttore sportivo che apprezzo molto, ovvero Sartori. A Bergamo ha sempre svolto un lavoro di pianificazione, scovando talenti da valorizzare. Aveva una conoscenza notevole di calciatori argentini, sudamericani. È importante il lavoro di gruppo con i propri collaboratori, la giusta alchimia. I calciatori vanno seguiti da vicino, anche guardando le metodologie di lavoro. Il Bologna, pertanto, è un po’ l’Atalanta di qualche anno fa, potendo contare anche sulle capacità di un allenatore come Thiago Motta. È un bel Bologna che può giocarsi la Champions”.
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