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Monza, Palladino: “Mi ispiro a due tecnici. Sulla mia infanzia a Napoli…”

Palladino napoli
Il tecnico del Monza ha parlato a So Foot, soffermandosi sul proprio credo tattico e come si è avvicinato al mondo del calcio
Domenico D'Ausilio
Domenico D'Ausilio Vice caporedattore 

Raffaele Palladino, tecnico del Monza prossimo avversario del Napoli in campionato, ha rilasciato una lunga intervista a So Foot, soffermandosi sul proprio credo tattico e come si è avvicinato al mondo del calcio.

"Passavo il tempo giocando per strada aa Napoli. Era ogni giorno, dopo la scuola. Non succede più molto oggi. Io non sono mai entrato in una scuola calcio prima dei miei tredici anni. Perché non sono stato spinto più di tanto dai miei genitori. Mio ​​padre aveva un po' rinunciato all’idea di vedere uno dei suoi figli avere successo nel calcio. Il clic è arrivato nel giorno in cui mi ha fatto fare una partitella con alcuni amici suoi. Una volta terminato l'incontro, prese in considerazione l’idea di iscrivermi una scuola calcio, gli Amici di Mugnano. Mi fece una promessa: 'Se un giorno giocherai in Serie A, segnando un gol, smetterò di fumare'. Durante la mia prima partita di Serie A, un Livorno-Lecce del 2005, ho segnato il gol della vittoria".


Il modo di giocare è richiesto da me. Dopo un anno e mezzo credo di potere dire che ce l'abbiamo fatta: l'anno scorso da neopromossi potevamo essere una sorpresa, ora c'è la conferma. Prima di tutto perché la squadra crede in quel che fa, è gratificante per un allenatore sentire la fiducia di un giocatore. La vittoria contro il Milan, per 4-2, è stata magnifica. Uscivamo da un periodo in cui giocavamo bene ma senza vincere, poi abbiamo ottenuto questa vittoria giocando il nostro calcio. Guardiola o Gasperini? Entrambi. Di Guardiola ho recuperato i principi del gioco: la ricerca del comando, il fatto di partire da dietro, attaccare con tanti giocatori, essere tecnicamente forti, avere giocatori intelligenti. Direi che c'è questo in comune, poi lui lo fa a livello molto, molto alto e, soprattutto, non credo funzioni copiare tutto. Da una parte devi mettere qualcosa di tuo. Pep non è la mia unica ispirazione, ho preso tanto da Gasperini e Juric. Per esempio: la capacità della mia squadra di essere in grado di attaccare l'avversario molto in alto. Il cuore del nostro gioco è basato sull'occupazione dello spazio. Non è facile spiegarlo, né insegnarlo sul campo. Ma quando i giocatori capiscono vedi i frutti, devi metterli nelle migliori condizioni possibili e poi spetta a loro. A volte ti trovi con un difensore in attacco. Cerchiamo di avere equilibrio, sganciare un difensore quando difendi a tre significa attaccare in modo sicuro spazi liberi, ma anche creare superiorità in ripartenza. Questo l'ho preso da Gasp, mio maestro a Genova. Ha partecipato a rivoluzionare il calcio. Tutti dicevano che non era possibile giocare a tre, lui lo ha fatto".

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