Quando dice che Conte “non poteva dire diversamente”, intende che un allenatore deve, in un certo senso, dire qualche “bugia a fin di bene” per proteggere il gruppo e il proprio lavoro?
“Sì, certo. Quando si parla pubblicamente, un allenatore non può dire che la squadra ha giocato male. Lo può dire nello spogliatoio, ai giocatori, ma non davanti alle telecamere. C’è già troppa gente che commenta e giudica, se ci si mette anche l’allenatore a criticare apertamente diventa un problema. Conte ha fatto bene a dire così. La realtà, però, è che il Napoli non ha giocato da Napoli. L’attacco ha dei problemi: non gravi, perché con il tempo si può migliorare, ma ci sono. E questo incide nei momenti chiave delle partite, anche perché non c’è gioco.
Conte ieri ha anche detto che il club deve crescere sotto l’aspetto dello staff medico e fisioterapico, quasi a scaricare la responsabilità degli infortuni sullo staff sanitario…
“Doveva evitarla quella affermazione. Quelle sono cose che si dicono nello spogliatoio, non davanti ai microfoni. È stato un po’ impulsivo, mettiamola così. Conte è sanguigno, vuole vincere sempre, e quando le cose non vanno come vorrebbe, gli parte lo “schiribizzo”, come diciamo dalle mie parti. È il suo modo di mettere pressione, bisogna interpretarlo così. È fatto così: è impulsivo, a volte dice frasi che potrebbe anche risparmiarsi. Ha una mentalità perfezionista: vuole che tutto funzioni, e se qualcosa non va, vuole che si intervenga subito. È il suo modo di essere, e proprio questo lo ha reso un vincente. Ti dico di più: nello spogliatoio e tra i collaboratori, Conte è uno amato. Io l’ho avuto da giocatore, e ti assicuro che per lui i suoi uomini darebbero tutto.”
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