Sembra quasi incredibile, ma Conte e Allegri si ritrovano contro dopo dodici anni. Non è forse un po’ una smentita al concetto di un calcio che voleva una rivoluzione di allenatori giovani e innovativi, mentre invece si torna sempre a chi ha già dimostrato di saper vincere?“Purtroppo è questo il calcio di adesso: impone risultati e richiede esperienza. L’esperienza non si compra, si fa. Questi grandi allenatori hanno un bagaglio che dà garanzie e sicurezze alle società. È normale quindi che i club si affidino a loro".
Il Milan sembra aver trovato un “Allegri 2.0”: dopo quindici anni dall’ultima esperienza, appare un Milan tornato al vecchio stampo, solido in difesa, con equilibrio e pochi gol subiti, anche se con qualche problema in attacco in termini di bomber.“Allegri non lo scopro certo io: ha sempre fatto grandi campionati anche con squadre non eccezionali. Ha una sua identità e ha sempre detto che i campionati li vincono le squadre con la miglior difesa. Sì, può avere qualche difficoltà in attacco, ma alla fine trova sempre qualcuno che gli risolve la partita".
Sembra che sia Allegri che Conte, in questa fase iniziale della stagione, abbiano abbandonato un po’ il risultatismo ad ogni costo e provino a giocare di più il pallone. Crede che questo approccio durerà tutta la stagione o, in caso di difficoltà, torneranno al pragmatismo puro, cioè puntare al massimo risultato con il minimo sforzo?“Io penso che faranno un po’ entrambe le cose. Come dicevamo prima, i risultati contano sempre e questo calcio non permette di non farli. Utilizzeranno tutte le armi a disposizione per portare a casa i tre punti. Se guardi Conte, ha preso un portiere con un ottimo lancio lungo e delle torri davanti: questo significa che, quando troverà squadre che non gli permettono di giocare palla a terra, userà la soluzione diretta con i lanci lunghi per scardinare le difese".
A proposito di portieri e lanci lunghi: so che lei ha sempre difeso Alex Meret, ma anche Milinković-Savić non ha demeritato quando è stato chiamato in causa. Se fosse Conte, a chi affiderebbe la titolarità della porta?“Meret, senza dubbio. Il ragazzo lo ha dimostrato: è un punto fermo dello spogliatoio, ha vinto due scudetti. Nulla toglie al fatto che il Napoli abbia due grandissimi portieri con caratteristiche diverse, ed è proprio per questo che Conte li ha scelti. Secondo me Milinković avrà più spazio in Champions League che in campionato. Penso che Conte deciderà partita per partita, anche perché il serbo in Champions, con le sue caratteristiche, potrà essere molto utile: sulle palle lunghe può aiutare a scardinare le difese avversarie".
Quindi, in sostanza, il Napoli in Champions potrebbe subire un po’ di più la pressione degli avversari e, grazie ai lanci lunghi di Milinković-Savić, potrebbe trovare soluzioni rapide per togliersi dai guai?“Sì, esatto. In Europa ci sono squadre molto organizzate e molto forti. Conte sa che il Napoli è ancora un cantiere aperto rispetto all’anno scorso: è una squadra diversa, che non può essere messa sullo stesso piano di Manchester City, Paris Saint-Germain o Real Madrid. Però penso che proverà a giocarsela alla pari con tutti, utilizzando le caratteristiche che ha a disposizione".
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