Sul Napoli di Spalletti e quello di Garcia
—“Ancora presto per prestarsi a giudizi definitivi. Le squadre entrano in condizione dopo sei o sette gare di campionato. Sicuramente, ogni allenatore ha un sistema di gioco che predilige. Anche Garcia, dunque, sono sicuro inserirà le proprie metodologie e idee di gioco su una base solida come quella di Luciano. Potrebbe preferire, dunque, un calcio più verticale, ma ci saranno sicuramente delle variazioni. Scopiazzare non è mai la stessa cosa, dare una propria impronta alla squadra è importante. Genoa? Come primo anno credo debba consolidare la categoria, anche con l’aiuto del pubblico. Avere i tifosi vicini al rettangolo di gioco è un vantaggio emotivo da sfruttare. Nei pochi mesi che sono stato alla guida del Genoa affrontai proprio il Napoli di Cavani e Lavezzi. Un bel ricordo visto il successo per 3-2. Ciononostante, i rossoblù dovranno dare il massimo per affrontare una corazzata come il Napoli, anche se la differenza di valori è notevole”.
Sul pronostico
—“Ci sentiamo dopo la partita per un verdetto più preciso… (ride n.d.r). È sempre difficile pronosticare un risultato. Anche al Maradona ci si aspettava una vittoria del Napoli. Se dovessi giocare una schedina, però, opterei per un X2. Impegni infrasettimanali? Sicuramente influiscono a livello fisico. Tuttavia, le grandi squadre hanno organici abbastanza ampi da ridurre al minimo la differenza di valori tra i titolari ed i sostituti. È chiaro che in ogni squadra ci sono giocatori insostituibili, come nel caso di Osimhen, che definirei un calciatore a parte. Ma la rotazione è, talvolta, necessaria, ed i grandi club possono giovare di valide alternative. Le coppe, difatti, rubano tante energie, seppur - chiude Marino - conferiscano notevole entusiasmo”.
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