Sul dottor Luque e le persone vicine al padre: "Il dottor Luque non era uno specialista per le problematiche di salute che aveva mio padre, che si era accerchiato di persone che curavano altri aspetti. Noi figli avevamo creato un gruppo whatsapp con i medici perché non eravamo convinti di come gestivano le varie patologie che aveva mio padre, che era un ex tossico dipendente. Lui si portava dietro da tanti anni patologie come la mancanza di sonno o il fatto di non godersi le cose fino in fondo. Tutti strascichi che ti lascia la droga. Mio papà si fidava di lui, ma forse in cuor suo sapeva che non era la persona adatta per curarlo. Luque è uno caduto lì per caso. Lui n sapeva neanche come avesse fatto a essere lì. Ho la sensazione che lui non fosse in grado di gestire una cosa così grande. Luque era cosciente di non essere in grado di poterlo curare. Questa è la grande colpa di Luque".
Sulle persone vicine a lui che l'hanno isolato: "Io ho assistito a moltissimi litigi tra mio padre e il suo entourage, perché magari gli bloccavano qualcuno sul telefono e lui non se ne accorgeva perché non era pratico. Oppure c’erano persone che lo cercavano e magari non riuscivano a rintracciarlo per mesi. Lui impazziva per questa cosa, soprattutto se riguardava i suoi ex compagni. Anche perché poi non è che gli dicevano ‘ti sta chiamando Bruno Giordano, rispondi’. No, gli dicevano ‘ti sta chiamando quel rompiscatole di Bruno Giordano. Cosa rispondi a fare’. Gliela mettevano giù così. Era diventato ostaggio di queste persone, non del suo personaggio.
Sul suo rapporto con suo padre: "Quando parlavo con lui mi diceva sempre ‘tu sei mio figlio e sei l’unico figlio che mi dà e non mi chiede’. E io gli rispondevo che dei suoi soldi non me ne fregava niente e che non doveva neanche dirmelo. Per esempio, quando gli regalavo qualcosa, come degli orecchini, lui mi diceva che tanto dopo due giorni, da quella casa, spariva tutto. Lui era consapevole di quello che gli stavano facendo, però non capisco perché non abbia reagito. La cosa che mi fa arrabbiare è il fatto che dicevano di volergli bene. Ma poi gli facevano firmare diritti d’immagine al 50%, non lo curavano, e l’hanno lasciato morire da solo. Io spero di non avere vicino a me gente così, spero di avere vicino gente che consideri il bene in maniera diversa. La gente era molto invidiosa di lui perché si è sempre negato ai poteri forti. Lui ha detto di no ad Agnelli e Berlusconi".
Sulla droga: "C’è un’intervista in cui lui dice ‘immagina che giocatore sarei stato senza la droga’. Secondo me non aveva tantissimi rimpianti perché ha vissuto come voleva vivere ed è giusto che ogni persona viva come voglia. Il problema è che se vivi come vuoi non è detto che non si sbagli. Ha pagato pesantemente, gliel’hanno fatta pagare pesantemente. Abbiamo scoperto dopo la sua morte molte cose incredibili".
Sulla lettera falsificata da Luque per prendere possesso della sua cartella clinica: "Queste cose le lascio alla magistratura, a me sinceramente fanno un po' schifo. Lui era ostaggio di queste persone, mio padre aveva dei conti cointestati con questa gente. Si è sentito che questi soldi li divideva con uno e con un altro…Nell’ultima fase lui ha un po’ mollato, nel senso che era stanco. Diceva che nella vita aveva fatto tutto, che era stato sul tetto del mondo, che era stato a terra senza un soldo. Aveva provato tutto.
Sulla sua morte: "È andato via troppo presto, questa è una cosa che io sento. Poteva vivere di più e stare con noi per più tempo. Lui aveva il desiderio di morire in Argentina per essere sepolto con i suoi genitori. Io e i miei fratelli non troveremo pace fino a quando lui non avrà giustizia. Non ho nessun rimorso, ho fatto tutto quello che dovevo fare da figlio. Per riprendere la ragione e la razionalità c’è voluto un po’ di tempo. Non è stato un processo facile, anche perché accettare la morte di un genitore in circostanze poco chiare, non è facile".
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