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interviste

Maggio: “Sarri era un maniaco della tattica, Mazzarri risolveva i problemi così”

Garcia
L'ex calciatore del Napoli ha parlato di vari aneddoti vissuti nei suoi anni in azzurro
Giovanni Montuori

A “1 Football Club", programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Christian Maggio, ex calciatore del Napoli, che ha parlato delle sue stagioni in maglia azzurra.

Maggio e gli aneddoti sugli anni al Napoli

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Quando giocavi nel Napoli ti aspettavi il trionfo di questa stagione?

“A Napoli ho giocato dieci anni, e dal primo anno in cui sono arrivato l’obiettivo era quello di vincere lo Scudetto. Sono stati anni importanti, stagione dopo stagione si avvertiva la crescita, sia nell’organico che nella società. Il presidente ha sempre investito nella competitività del club. Purtroppo, nel mio ultimo anno siamo arrivati ad un passo dal successo, ma si avvertiva il sentore di un trionfo imminente”.


Anche l’esperienza con Ancelotti può aver indotto De Laurentiis a optare su un allenatore di continuità piuttosto che di blasone?

“È chiaro che, nel passato, il presidente non poteva vantare una certa conoscenza dei tecnici e delle esigenze di una squadra, poi maturata negli ultimi anni. Negli anni sono arrivati diversi tecnici di livello, chi con maggiori fortune chi meno. Ancelotti resta un grande allenatore, nonostante non abbia raccolto quanto sperato a Napoli. La scelta di Garcia va intesa come l’esigenza di fornire continuità ai meccanismi di gioco recenti del Napoli, anche se molto passerà dal mercato”.

Perché gli allenatori non restano più di tre anni a Napoli?

“Bella domanda (ride n.d.r). A me un po’ dispiace. Mi sarebbe piaciuto vedere continuità. Faccio fatica a capire il perché, bisognerebbe comprendere le dinamiche, le scelte del club e le eventuali motivazioni dei tecnici. Anche i giocatori fanno fatica ad andare via. Il tifoso crede molto nella persona, e questo fa sì che ci leghi molto con l’ambiente”.

Benitez, Sarri e Mazzarri: pregi e difetti di questi tecnici?

“Al di là di tutto, sono stati allenatori importanti. Ciò detto, Sarri è un maniaco della tattica, si lavorava ogni giorno sulla benedetta linea difensiva. I risultati si sono visti nel tempo. Di Mazzarri ricordo la costanza ma, soprattutto, la possibilità di poter avere un confronto. Il mister cercava sempre il dialogo per ovviare a qualche problematica che poteva presentarsi nel corso della stagione. È difficile, invece, trovare un difetto. Forse, Mazzarri e Sarri cercavano con eccessiva costanza il lavoro. Sarebbe stato meglio garantire maggiore libertà nel modo di giocare”.

Quanto sei rimasto male per la mancata opportunità di salutare Napoli nella tua ultima gara?

“Quel che è stato è stato. Ci tenevo molto a chiudere con una presenza, e potremmo stare anni a parlare degli eventuali motivi. È stata una scelta che ho accettato e che ho preferito non discutere, con il mister non ho avuto nemmeno la possibilità di un confronto non essendo riusciti a vederci nei giorni successivi. Forse, è stato meglio così. Ho potuto fare un giro di campo straordinario. L’importante è che i tifosi conservino un bel ricordo di me. Questo basta e avanza”.

Quanto rammarico c’è nel vedere i nuovi arrivati riuscire a raggiungere quel che voi avete inseguito per tanto tempo?

“Quest’anno ho seguito molto il Napoli, e posso dire che quando raggiungi un simile obiettivo va messo dentro tutto: l’annata giusta, la fortuna così come la qualità. È stato un successo impronosticabile anche in virtù di quel che era accaduto in estate. Quando giocavo io, inoltre, erano stagioni differenti con calciatori diversi, forse anche più forti. L’importante è che questo straordinario obiettivo sia arrivato, con noi o senza di noi”.