L'allenatore ed ex calciatore di club come Inter, Torino e Bologna, si è espresso su di ersi temi per i partenopei, tra cui il mercato
Nel corso della trasmissione “1 Football Club”, condotta da Luca Cerchione su 1 Station Radio, è intervenuto Paolo Stringara, allenatore ed ex calciatore di club come Inter, Torino e Bologna. Con la sua esperienza e lucidità, Stringara ha toccato diversi temi d’attualità: dal possibile approdo di Lee Kang-in al Napoli di Conte, alla finale di Champions League, fino alla nuova centralità del calcio italiano e al ruolo crescente del Napoli nello scacchiere nazionale.Ecco l’intervista completa.
Le parole di Paolo Stringara
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Mister, in base alla sua esperienza in Corea del Sud, ritiene che Lee Kang-in sia un giocatore adatto al calcio italiano e, in particolare, al Napoli di Conte? "Assolutamente sì. Lee Kang-in è un giocatore che potrebbe infiammare i tifosi del Napoli perché ha una tecnica e una velocità incredibili. Quest’anno ha trovato poco spazio al Paris Saint-Germain, ma parliamo di una squadra piena di grandi campioni. È uno di quei calciatori che, dal nulla, riesce a creare superiorità numerica: è il classico profilo che ci starebbe benissimo. Sì, potrebbe davvero fare la differenza".
Parlando della finale di Champions League, come vede l’Inter in questa sfida con il PSG? "Il PSG mi ricorda un po’ il Barcellona nel modo di interpretare il calcio. Però ha anche quattro, cinque giocatori che hanno giocato in Italia, e questo per me è un vantaggio. Conoscono certi aspetti, anche le ‘furbizie’ tipiche del nostro calcio, cosa che il Barcellona non aveva. Lì c’era molto talento, ma spesso anche troppa ingenuità. Il PSG, invece, mi sembra più esperto e più ‘scafato’. L’Inter non deve ripetere l’errore di un paio d’anni fa, quando sembrava la vittima sacrificale contro il Manchester City. Alla fine, quella non fu una partita a senso unico. Oggi non vedo una favorita: per me è una finale da 50 e 50. L’Inter ha il vantaggio di aver già giocato una finale recentemente, anche se persa, e ha tanti giocatori motivati, forse all’ultima possibilità di vincere una Champions. È una partita apertissima. Speriamo bene, per il calcio italiano".
Mister, secondo lei il vento è cambiato nel calcio italiano? "Sì, direi proprio di sì. Il vento è cambiato. All’inizio è vero: in Inghilterra e in Spagna arrivavano molti più soldi dai diritti televisivi, e noi italiani dovevamo arrangiarci, inventarci qualcosa. Ma noi italiani siamo maestri in questo: troviamo sempre un modo per uscirne, in stile ‘Io speriamo che me la cavo’. Col tempo, questi squilibri si sono un po’ riequilibrati, e adesso il calcio italiano sta tornando a essere importante, sicuramente più di quanto non lo fosse dieci anni fa. Siamo una nazione storicamente tra le migliori al mondo nel calcio, ma spesso ce ne dimentichiamo. Abbiamo allenatori che hanno guidato squadre come Ajax e Chelsea, a volte quasi sconosciuti qui da noi, ma all’estero sono molto apprezzati. Adesso Ancelotti andrà ad allenare il Brasile, primo italiano nella storia: è un segnale forte.È chiaro che bisogna fare i conti con i soldi, ma spero che piano piano il nostro calcio riesca ad attrarre nuovamente investimenti importanti, anche dal punto di vista economico".