Ora, premesso che Juan Jesus a fine partita, ancora a caldo, non ha voluto rispondere alla domanda di Diletta Letta che voleva sapere cosa gli avesse detto Acerbi per averlo fatto tanto arrabbiare "(“Quel che accade in campo rimane in campo - ha risposto Juan Jesus -, Acerbi più tardi si è scusato: spero che non ripeta più quello che ha detto oggi”), e la cosa va a suo onore, resta l’estrema gravità dell’accaduto: un conto sono gli insulti razzisti lanciati dalla curva dei tifosi più retrivi e primitivi, un conto è l’insulto razzista rivolto in campo da calciatore a calciatore, da collega a collega, da uomo a uomo.
Che il fatto sia realmente accaduto lo si è notato subito dall’atteggiamento dei compagni di Acerbi - in particolare modo Dimarco - e dello stesso Acerbi. Archiviate le scuse del difensore dell’Inter, resta la vergogna di quel che è successo. E forse sarebbe il caso che l’Inter in qualche modo rendesse noto a tutti che la prima ad essere dispiaciuta e delusa dal comportamento del suo giocatore è la società. Attendiamo fiduciosi.
Se Acerbi arriva oggi in nazionale senza aver chiarito quel che è successo con Juan Jesus e se la FIGC lo accoglie facendo finta di niente, tiferemo Venezuela e Ecuador".
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