È tecnicamente possibile rinviare la 30ª giornata del campionato di Serie A in vista dei playoff? “Non cerchiamo alternative o scorciatoie: il rinvio o lo spostamento della giornata non lo ritengo percorribile. La possibilità di uno stage è più plausibile. Ci stiamo muovendo per lavorare sui selezionabili, ma non sono tanti. I selezionabili sono molto ridotti, Gattuso li può seguire in queste settimane e in questi mesi. Speriamo si possa fare uno stage a metà febbraio compatibilmente con il calendario delle società europee”.
Si sta studiando un percorso per aumentare il numero di italiani nelle rose di Serie A? “Riguarda sicuramente la Lega, ma c’è un principio di carattere internazionale. Il calcio rientra nell’economia di mercato, le società di capitali non possono ricevere limitazioni nelle loro attività economiche. Leggere suggerimenti su provvedimenti che impongono l’utilizzo di italiani va tolto dalla testa: questo non è percorribile. Possiamo incentivare tramite l’utilizzo di alcune risorse, si può auspicare una modifica della Legge Melandri, ma si può lavorare sugli investimenti. In questo momento, il calcio considera gli investimenti sui vivai solo costi”.
Il destino della Federazione è legato a quello della Nazionale ai Mondiali? “Non ho letto una norma a riguardo. È un destino che viene individuato all’esterno della Federazione, se ne era già parlato dopo la Svizzera. C’è un principio di democrazia nelle norme federali e la risposta è arrivata con un 98,7% dei voti. C’è poi una scelta di responsabilità personale, ma questo mi sembra fuori luogo. Io sono ottimista: credo andremo ai Mondiali”.
Come commenta le parole di ieri di Sarri? “Mi sembra evidente che se vai fuori non meriti di andare al Mondiale. Va avanti chi vince. A prescindere dal nome dell’avversario, mi sembra evidente la riflessione di Sarri e non si può che condividere. Se vai fuori, è perché te lo sei meritato”.
Considera corretta l’attuale formula di qualificazione? “C’è un principio di democrazia: ci sono paesi che hanno più consenso perché si vota a livello internazionale. Il regolamento è noto, è inutile ricercare delle anomalie. Se esiste un ranking, forse un piccolo vantaggio l’Italia che è 9ª dovrebbe averlo rispetto ad altre realtà. Queste percentuali sono tutte questioni politiche che dovranno essere presentate un minuto dopo la definizione del Mondiale. Credo che un’Italia che non va al Mondiale sia un danno per i tifosi e per l’immagine del calcio italiano, ma anche per chi organizza questi tornei: l’Italia è un brand che attira e attrae. I risultati si conquistano col lavoro e sul campo, non solo perché ti chiami Italia. La Nazionale non va ai Mondiali perché non vince. Abbiamo una realtà calcistica diversa rispetto a 25 anni fa. All’epoca era inimmaginabile per Malta una vittoria in Finlandia o un 2-2 al 90° contro la Polonia. Io non mi affaccio a questi discorsi: è storia e la citiamo, ma quello che conta è vincere contro l’Irlanda del Nord, partita decisiva. Non dobbiamo commettere lo stesso errore della gara la Macedonia del Nord”.
State pensando a Roma come città ospitante per la sfida contro l’Irlanda del Nord? “L’idea è di giocare a Bergamo. Abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria e lo stadio è perfetto per organizzare questa partita”.
C’era la possibilità di organizzare il calendario in estate in maniera tale da non giocare nel weekend prima del playoff? “Avremmo dovuto tifare contro la qualificazione della Nazionale? Anche in caso di qualificazione, non ci sarebbe stato margine per avere più giorni disponibili perché ci sono le competizioni internazionali. Il calendario è intasato e non si può fare altrimenti”.
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