Ti esalta di più un recupero alla Bastoni, un assist o un gol?
“Il ballottaggio è tra assist e salvataggio, preferisco molto di più l’assist. Il salvataggio dovrebbe essere la priorità quindi dico assist”.
Com’è stato il momento dell’arrivo all’Inter?
“Arrivo in nerazzurro nell’anno di Antonio Conte, con Skriniar, Godin, Ranocchia, D’Ambrosio, De Vrij. Il mio agente può testimoniare la mia volontà di andare via a tutti i costi in prestito perché non mi sentivo pronto a giocare a quel livello specie dopo appena 25 partite a Parma, quindi dopo non questa grande esperienza. Conte però insistette a farmi rimanere, dicendomi che mi avrebbe fatto giocare e così è stato. Da lì tutti i momenti chiave li ho saputi sfruttare; è difficile entrare in squadre così forti e sfruttare i momenti che ti vengono concessi. Io sono stato bravo e da lì è stata tutta discesa”.
Insegnano di più le sconfitte o la gioia della vittoria ti permette di andare avanti? “Tendenzialmente vincere aiuta a vincere; quando sei in striscia positiva sembra che tu ne abbia di più. Però per esperienza dico che ti godi molto meno le vittorie rispetto a come subisci le sconfitte. La felicità per la vittoria finisce alla svelta perché pensi subito alla partita che verrà, la sconfitta brucia perché pensi la notte pensando a cosa hai sbagliato e cosa potevi fare meglio. La sconfitta ti insegna molto di più per crescere”
Qual è il prossimo obiettivo che vuoi raggiungere?
“A livello Nazionale dico assolutamente la qualificazione al Mondiale, con l’Inter è un obiettivo che non dico ma al quale sono andato vicino due volte…”
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