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Hojlund: “Conte mi chiede una cosa in continuazione. A Napoli sono felice. Lukaku è un top”

Sara Ghezzi
L'attaccante danese si è raccontato a 360 gradi

Rasmus Hojlund è arrivato a Napoli da qualche settimana, ma ha già lasciato il segno al debutto assoluto oltre a diventare il titolare degli azzurri. L'attaccante danese ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica in cui si è raccontato a 360 gradi. A seguire le sue parole.

Hojlund: "Conte mi chiede una cosa in continuazione. A Napoli sono felice. Su Lukaku..."

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Hojlund, qual è il suo primo ricordo?

«Non ho una buona memoria ma se chiudo gli occhi mi rivedo in macchina con papà che mi critica dopo una brutta partita, mentre torniamo a casa: “Devi dare di più se vuoi davvero diventare un professionista”. Quasi mai mi diceva “bravo Rasmus”, per capirci. Il tempo gli ha dato ragione: non mi sento infatti ancora un centravanti completo nemmeno adesso, anche se di anni ne ho 22 e gioco nel Napoli».

Le è mancata la serie A?

«È sempre come la ricordavo dalla stagione con l’Atalanta, qui il calcio è molto tattico, ci sono tanti duelli uomo contro uomo. In Premier invece il ritmo è un po’ più alto: tutti sono veloci, forti ed esplosivi fisicamente. Ecco se devo indicare una differenza tra i due campionati è proprio questa».

Bergamo, poi due stagioni a Manchester, adesso Napoli: la sua è una vita da globetrotter.

«Prima avevo giocato anche in Austria, dopo aver lasciato da piccolo la Danimarca. A 22 anni ho già un bel po’ di esperienze alle mie spalle. Ma adesso sono a Napoli e conto di fermarmi».


Cosa vede nel presente e futuro della sua carriera?

«Voglio diventare un attaccante che segna tanti gol. Negli ultimi anni sono migliorato molto nel mio ruolo e penso di avere già delle qualità, ma ho ancora tante cose da imparare».

Il suo modello è Cristiano Ronaldo: ambizioso.

«Non è presunzione. Nella mia carriera non mi sono mai sentito il più talentuoso del gruppo, anche se per giocare nel Manchester United o nel Napoli devi essere un attaccante di un certo livello. Ma io ho sempre dovuto lavorare più duramente di altri e ne sono consapevole. Ecco perché Cristiano è il mio idolo: lui vuole sempre migliorarsi e si impegna per diventare più bravo».

CR7 è il suo preferito. E poi?

«A livello mondiale i più forti per me sono Cristiano Ronaldo, Haaland, Lewandowski, Gyökeres. In A invece scelgo Lukaku, Vlahovic, Lautaro Martinez e poi ci sono io, Rasmus».

Nell’élite mondiale dei cannonieri ci sono tanti attaccanti scandinavi, come se lo spiega?

«Le doti fisiche le abbiamo sempre avute per natura e oggi i centravanti possenti sono molto richiesti. Poi negli ultimi vent’anni abbiamo creato delle eccellenti accademie, che formano tanti ottimi giocatori, specie in attacco: non solo Haaland e Gyökeres, ma penso a Sørloth, a Isak, a Harder che farà strada. Il lavoro paga sempre, guardate le nazionali scandinave, Danimarca, Norvegia, Svezia, sono tutte ad alto livello».

Cos’è il calcio per lei?

«Passione. Voglia di vincere, da sempre ciò che mi stimola ad andare avanti. Poi il piacere di condividere il percorso con compagni, tecnico, club, staff e tifosi. Ma bisogna soprattutto continuare a divertirsi. È il vero motivo per cui si comincia a giocare a pallone e a questo livello capita spesso di dimenticarsene, purtroppo...».

A lei invece è successo di dimenticare la lingua italiana, nei due anni a Manchester.

«È così, con la vostra lingua ho perso un po’ di dimestichezza, specialmente quando devo parlarla. Ma in campo capisco più o meno tutto ed è questa la cosa più importante».

Come va con negli allenamenti con Antonio Conte?

«Lui sa che devo migliorare il mio italiano e me lo chiede in continuazione, preoccupato di farsi capire. “È chiaro? È chiaro?”: sono le parole che usa più spesso con me. Io gli rispondo sempre di sì, ma se ho un dubbio chiedo ai compagni».

A proposito di compagni: quanto è difficile sostituire Lukaku?

«Non tocca solo a me, nel Napoli ci sono anche altri attaccanti bravi come Lucca e Ambrosino. E aspettiamo con ansia il ritorno di

Romelu, da lui abbiamo tutti da imparare».

Intanto il Napoli è partito con quattro vittorie in campionato. Dove possono arrivare la squadra e Hojlund?

«Io spero di fare tanti gol e assist, per aiutare i miei compagni. Dobbiamo migliorare sempre, ma stando concentrati su una partita alla volta».

Domenica c’è il Milan, che in estate l’ha inseguita a lungo

«So solamente che sono felice dove sono: qui a Napoli».

Che sfida sarà a San Siro?

«Molto importante: affronteremo una squadra davvero forte, che sembra stia giocando bene con il suo nuovo allenatore. Ma andremo lì per cercare di ottenere il massimo. Scendere in campo con lo scudetto sulla maglia è una responsabilità, oltre che un privilegio».

A Napoli è la sua prima esperienza al Sud.

«Qui c’è una cultura calcistica speciale, l’ho avvertita subito quando sono venuto a Napoli per la prima volta da avversario, con l’Atalanta. I tifosi erano pazzi e molto appassionati, questo li rende diversi dagli altri. La città è veramente bella, il clima è meraviglioso. Ma ho soprattutto trovato un ambiente familiare, quello di cui avevo bisogno a questo punto della mia carriera».

Napoli sa essere superstiziosa, anche Hojlund ha qualche rituale?

«Prima di entrare in campo guardo le stelle e prego, per chiedere l’aiuto di mia nonna Bodil. Lei è scomparsa sei anni fa. Invoco la sua guida e anche un po’ di fortuna».

Com’è stato debuttare nello stadio intitolato a Maradona?

«Speciale. Maradona è stato tra i più grandi calciatori di sempre e capisco che abbia un posto enorme nel cuore dei napoletani. Sono onorato di giocare nel suo stadio».

A Napoli ha ritrovato McTominay, suo ex compagno al Manchester United.

«Nella vita è sempre il solito Scott: bravissimo ragazzo, simpatico. Ma in campo è cresciuto moltissimo, giocando in Italia. Il mio obiettivo

è ripetere il suo percorso».

Provi per un attimo a immaginare la sua vita senza il calcio.

«Ho studiato marketing fino alle superiori, magari a fine carriera ricomincio. Ma ho sempre avuto in testa solamente il pallone, con l’obiettivo di diventare professionista. La mia vita è soprattutto in campo. Quella privata? Ho una fidanzata, che per adesso vive a Manchester. Non ho ancora dei tatuaggi, non so perché, non li considero per il momento una priorità, però mai dire mai, magari mi viene voglia di farne uno presto, chi lo sa».

Cosa fa quando non si allena?

«Principalmente mi focalizzo sul corpo e sul recupero fisico. Poi nel tempo libero porto a spasso la mia cagnolina Nala, un cocker spaniel

inglese. Oppure mi rilasso con i videogiochi. E ora voglio imparare meglio la vostra lingua. La prossima intervista la facciamo in italiano, promesso».