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interviste

Giudice: “Serie A a 18 squadre? In Lega ci sono varie figure con l’anima sporca”

Serie A riforma
L'opinione del giornalista riguardo l'ipotetica riforma del campionato
Alex Iozzi

Alessandro Giudice, giornalista per Il Corriere dello Sport, è intervenuto sulle frequenze di Radio CRC esponendosi in merito alla proposta avanzata da alcuni club di Serie A di ridurre il numero delle formazioni partecipanti al campionato d'élite in Italia da 20 a 18.

"La Serie A a 20 squadre non ha più senso", le parole di Giudice a Radio CRC

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Di seguito quanto dichiarato:

La disputa in Lega in merito al campionato a 18 squadre? La contrapposizione in questo momento è in essere tra la Lega Serie A e la Federazione: sono due entità diverse. La FIGC si occupa delle regole e del funzionamento dei tornei, la Lega è l’associazione non riconosciuta che raggruppa i club di Serie A. Tutto è nato perché Gravina avrebbe presentato al Governo un piano per la riforma del calcio. Con questa voleva inasprire gli indicatori di controllo della liquidità economica e modificare la struttura del campionato portandolo a 18 squadre. La prima cosa è per livellare la competizione per tutti. In Lega ci sono varie anime, infatti c’è chi va contro queste riforme perché ha l’anima sporca. Se io corro sull’autostrada e un domani vogliono mettere dei sistemi di controllo di velocità, spero non lo facciano.


Il diritto di veto? È una sotto contrapposizione all’interno della contrapposizione principale. Alcuni club si sono allineati alla riforma di Gravina, gli altri hanno detto no perché ci sono giochi di scambi tra queste posizioni. Sul diritto di veto che potrebbe venire meno, questa è una rivendicazione generale della società e sono d’accordo con le società perché generano ascolti e non hanno più neanche il minimo diaframma per ostacolare delle decisioni che non gli stanno bene. La situazione è molto fluida e in movimento. Oggi mi sono occupato della Serie A a 18 squadre e sono d’accordo. Mi rendo conto che non sia semplice per i tifosi comprendere il magma politico che si muove intorno al calcio.

Io riesco a vedere un 20% delle partite, forse. La Serie A a 20 squadre non ha più molto senso, perché andiamo in una direzione di proliferazione delle partite, si gioca sempre, in continuazione e non solo in campionato. Con questa profilazione si mette a repentaglio la salute dei giocatori, cala la qualità delle partite e la competitività dei campionati. Io credo che sia utile fare un ripensamento di questo tipo. La Ligue 1 è passata a 18 squadre, la Bundesliga è sempre stata a 18. A chi parla della Premier League sottolineerei che è in crescita sulle aste per i diritti tv. È la qualità delle partite che deve migliorare. È legittimo che si cerchi di monetizzare il più possibile perché i costi ci sono, ma facendo così non si capisce che non si incassa di più, ma di meno. Se si fa un ragionamento del tipo "le piccole pensano di non avere campionati affollati, quindi non gli interessa cambiare a differenza delle big", si rischia che chi ha impegni in coppa, possa far riposare i calciatori durante le partite di coppa e non in campionato. Bisogna capire che quando una big fa giocare i propri calciatori di livello in coppa e in campionato fa turnover, il danno è per tutti”.

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