"Oggi invece vediamo tanti giovani stranieri andare in giro per il mondo. E questa è una mancanza nostra. In Italia arrivano tanti stranieri, ma pochi partono. E questo ha una spiegazione: all’estero si pagano meno tasse, non ci sono vincoli, e i costi sono più bassi. In Italia, se spendi 30 milioni, devi considerare anche la riduzione per la tassazione. Così è tutto più complicato. Il nostro sistema penalizza i giovani italiani.”
I casi di Ruggeri all’Atletico Madrid e Coppola al Brighton sono però due ottime notizie per il calcio italiano. Sono esempi virtuosi?
"Sì, sono contento che siano andati via. Anche perché Coppola veniva preso con un po’ di scetticismo. Il problema è che nel calcio qualcuno pensa ancora che due più due faccia cinque. E invece no: due più due non fa sempre quattro…”
Parliamo dell’Inter. Negli ultimi due mesi, secondo lei, i nerazzurri erano arrivati alla fine di un ciclo e non se ne erano ancora accorti?
"Sì, secondo me è esattamente così. Quando si parla di soldi, è un conto. Ma in campo, se non hai più benzina, puoi avere tutti i milioni che vuoi, ma finisci lo stesso. L’Inter, secondo me, era finita. Avevano finito la benzina. E hanno fatto un miracolo arrivando dove sono arrivati. Se uno guarda la partita contro il Barcellona, ci si rende conto che non c’erano più energie.”
Tornando ai giovani: l’Italia Under 21 ha fatto un’ottima figura agli Europei, pur venendo eliminata. Quale sarà il futuro dei protagonisti di questo ciclo?
"Abbiamo fatto i complimenti ai ragazzi, e li meritavano. Io dico che l’Italia aveva tutti i mezzi per vincere questo Europeo, forse anche più di altre edizioni. Se vai a vedere i giocatori degli altri anni, oggi abbiamo perso contro squadre che avevano due elementi più forti, ma non di tanto. E poi non è una critica, ma se giochi senza una vera punta, diventa difficile. Lo dico sempre: se uno gioca dietro per convenzione e non per scelta, si sbaglia. A livello emotivo e di impegno, però, il gruppo ha costruito qualcosa di importante. Era una squadra vera, dove ognuno aiutava l’altro. Una bellissima dimostrazione di compattezza. Un peccato, perché quest’anno davvero si poteva vincere.”
Qual è, secondo lei, il vero problema del calcio italiano?
"Il problema è che ci sono giocatori che all’estero vengono venduti a 60 milioni, e da noi uno simile lo consideriamo uno scarto. Però è l’allenatore che decide, ed è giusto così. Però dico anche che, se un giocatore non è all’altezza della Serie A, bisogna ammetterlo. Il sistema è sbagliato: ci sono regole che permettono di tenere tre fuori lista, ma poi ne schieri altri perché hanno più minutaggio. In Serie C non si vive con i minutaggi imposti. Ci sono società che campano su quello, ma non è così che si cresce.”
Tornando agli attaccanti, lei ha detto che uno dei problemi dell’Italia è proprio la mancanza di punte. Allora il Napoli fa bene a monitorare Darwin Núñez del Liverpool piuttosto che Lorenzo Lucca dell’Udinese?
"È tutto un altro discorso. Il Napoli, ovvio, deve guardare a profili di livello globale. Voglio vedere l’Inter e la Juventus giocare ancora per il campionato tra un mese, con i carichi attuali. Ci sono stati troppi infortuni. Oggi le squadre hanno bisogno di 30 giocatori per far fronte alla stagione. È ovvio che chi ha più fortuna va avanti. Ma la verità è che serve programmazione, e le grandi squadre che vanno per la maggiore sono quelle che ce l’hanno davvero.”
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