Penso che innanzitutto bisognerebbe sanzionare, come si è fatto con la Russia, Israele. Prima ancora bisognerebbe sospendere ogni invio di armi ad Israele. Di fronte alla continuazione di interventi che vediamo ogni giorno, in particolare nei confronti dei civili e delle Nazioni Unite, si dovrebbe arrivare ad intervenire su tutte le proiezioni internazionali dello Stato di Israele. Lo sport a mio avviso dovrebbe essere salvaguardato, perché può ricostruire un sentimento comune di appartenenza al genere umano. Tuttavia siamo di fronte a degli atti che non ci possono lasciare indifferenti. Che gli Stati Uniti abbiamo un rapporto estremamente privilegiato con Israele, lo vediamo regolarmente all’assemblea delle Nazioni Uniti, di fronte anche a risoluzioni a cui pongono il proprio veto. C’è un asse privilegiato.
Lascerei lo sport da parte. Non c’è dubbio che i protagonisti dello scontro e del conflitto in atto sono due. Il punto è che Israele è uno stato democratico, mentre gli altri sono gruppi che vengono considerati universalmente terroristi. Siamo dinanzi ad un’escalation che uno Stato democratico dovrebbe evitare, soprattutto quando si tratta di civili o di istituzioni, come le Nazioni Unite. C’è un contesto drammatico, ma questo non legittima la violazione sistematica del diritto internazionale, perché altrimenti sarebbe una catastrofe».
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