Cosa le stregò di lui? «La coerenza. Tratta tutti allo stesso modo. L’ho visto incazzarsi persino con Pirlo».
A livello tattico, invece? «Preparavamo gli schemi dozzine di volte, come il gol di Giaccherini al Belgio. Se l’esterno destro prendeva il pallone in un modo, io e Pellé dovevamo fare una cosa. Il gol alla Svezia fu magico. Se avessimo avuto fortuna ai rigori con la Germania, avremmo vinto l’Europeo».
Come mai ho lasciato l'Inter? «Per Spalletti. Non ho mai sopportato la sua ipocrisia. Allenatore top, ma come uomo... meno».
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