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Bucchi sicuro: “Ho parlato con De Zerbi, non andrà al Napoli! Su Politano…”

kim napoli bucchi
Intervenuto ai microfoni di Napolità, l'ex calciatore si è espresso sul possibile approdo del tecnico italiano in azzurro, ma non solo: ecco le sue parole
Raffaele Troiano

Cristian Bucchi, ex giocatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Napolità, un canale Youtube, dove ha parlato del possibile approdo di Roberto De Zerbi al club azzurro, ma non solo. Ecco quanto, delle sue parole, è stato evidenziato dalla nostra redazione!

Bucchi: "De Zerbi non andrà al Napoli. Politano? Può fare anche un altro ruolo"

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Di seguito le dichiarazioni di Cristian Bucchi ai microfoni di Napolità: "Esperienza al Sassuolo? Una parentesi irrinunciabile. Avevo 40 anni ed ero molto entusiasta di arrivare in Serie A, ma avevo un grande dubbio: la squadra veniva da 5 anni consecutivi con Di Francesco, vengo contattato e mi chiedevo se la squadra riuscisse ad uscire un po’ dagli schemi. Un gruppo coeso, sempre la stessa squadra da anni, per me era un aggravante. L’età era quella di osare e mi sono buttato. In quest’avventura, gli unici nuovi erano dei giovanissimi: Scamacca, Rogerio, Frattesi, Pierini, Raspadori era in Primavera, ci allenavamo quando facevamo partite amichevoli". 


Su Raspadori e Politano: "Quando facevamo Prima Squadra contro Primavera, lui faceva l’attaccante. Qualche volta faceva anche la seconda punta o trequartista. Cercavano, a volte, di renderci facile la sfida a noi, ma si vedeva il guizzo e lo strappo nelle gambe. Faceva già ben sperare. Politano? A Sassuolo aveva l’eterno problema: Domenico Berardi. In quel periodo, purtroppo Berardi ci fu poco, aveva giocato l’Europeo U21, arrivò in ritardo, era fuori condizione, stette fermo un po’ dopo vari infortuni, quindi l’ho avuto poco. Matteo sono riuscito ad utilizzarlo, in parte, da esterno, ma un giorno abbiamo giocato in maniera diversa e l’ho utilizzato da seconda punta. A lui piace meno, ma da quella posizione è più imprevedibile".

Su De Zerbi: "Approdo al Napoli? Lo escluderei. In generale, in Italia, questo tipo di dinamiche cui mi riferivo – in particolare di perdere serenamente – non esistono. C’è un senso di serenità, di andare allo stadio non per vincere per forza, perciò i giocatori non hanno paura di sbagliare, l’allenatore osa, questo è cane che si morde la coda. In Italia non si dà credibilità a idee, progetti, dopo 5-6 giornate si condannano già gli allenatori: tra Serie A, Serie B e Serie C c’è un continuo ricambio di allenatori. Se un giorno sentirà il desiderio di tornare in Italia e affrontare una sfida, Napoli può essere la sfida più bella che possa fare. Racconto un retroscena: lui arrivava da Catania e io da Modena. Andammo in ritiro e lui cantava sempre Gianni Celeste, mi ha raccontato che aveva degli amici che gliene facevano sentire".

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