Su Raspadori e Politano: "Quando facevamo Prima Squadra contro Primavera, lui faceva l’attaccante. Qualche volta faceva anche la seconda punta o trequartista. Cercavano, a volte, di renderci facile la sfida a noi, ma si vedeva il guizzo e lo strappo nelle gambe. Faceva già ben sperare. Politano? A Sassuolo aveva l’eterno problema: Domenico Berardi. In quel periodo, purtroppo Berardi ci fu poco, aveva giocato l’Europeo U21, arrivò in ritardo, era fuori condizione, stette fermo un po’ dopo vari infortuni, quindi l’ho avuto poco. Matteo sono riuscito ad utilizzarlo, in parte, da esterno, ma un giorno abbiamo giocato in maniera diversa e l’ho utilizzato da seconda punta. A lui piace meno, ma da quella posizione è più imprevedibile".
Su De Zerbi: "Approdo al Napoli? Lo escluderei. In generale, in Italia, questo tipo di dinamiche cui mi riferivo – in particolare di perdere serenamente – non esistono. C’è un senso di serenità, di andare allo stadio non per vincere per forza, perciò i giocatori non hanno paura di sbagliare, l’allenatore osa, questo è cane che si morde la coda. In Italia non si dà credibilità a idee, progetti, dopo 5-6 giornate si condannano già gli allenatori: tra Serie A, Serie B e Serie C c’è un continuo ricambio di allenatori. Se un giorno sentirà il desiderio di tornare in Italia e affrontare una sfida, Napoli può essere la sfida più bella che possa fare. Racconto un retroscena: lui arrivava da Catania e io da Modena. Andammo in ritiro e lui cantava sempre Gianni Celeste, mi ha raccontato che aveva degli amici che gliene facevano sentire".
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