Ci racconta il momento del gol di Osimhen?
“È stata un’esultanza meno colorita rispetto alle abitudini. Forse, può aver contribuito il dubbio sulla posizione di fuorigioco. Nell’esultanza è andato ad abbracciare Lindstrom, senza passare da Garcia. Anche al momento del cambio, inoltre, il tecnico gli ha fatto i complimenti ma Victor pare essere rimasto un po’ sulle sue”.
Un successo che può contribuire a ripartire?
“Posso assicurarvi che, nelle ore che precedevano la gara, c’era una carica nervosa notevole. La vittoria, e le quattro reti realizzate, hanno contribuito ad alleggerire la tensione. Un successo importante in virtù dei prossimi impegni, soprattutto la sfida contro i Galacticos. Un Napoli che, per espressione di gioco, pare essere tornato l’avversario temibile della scorsa stagione”.
Nonostante i paragoni con il Napoli di Spalletti, è lecito pensare ad una squadra completamente diversa?
“È una ipotesi che potrebbe avere anche i contorni dell’azzardo. Ieri, Ciro Ferrara ha fatto una battuta interessante, affermando che, quando le cose vanno male, la squadra non è quella dello scorso anno, e quando le cose invece vanno bene, è lo stesso Napoli della passata stagione. È l’onere di una eredità indubbiamente pesante”.
Eredità che, come sembra, in tanti hanno rifiutato…
“È vero, anche se non credo ci siano stati così tanti tecnici che abbiano ‘schifato’, permettetemi il termine, l’idea di allenare calciatori come Kvara ed Osimhen. È sicuramente una sfida difficile, ma altrettanto allettante. Ciò detto, la vittoria di ieri può aiutare tutti ad entrare nel mondo di Rudi Garcia”.
La più grande differenza, nella partita di ieri, rispetto alla sfida contro la Lazio?
“Sicuramente il rientro in campo differente. È chiaro che contro i biancocelesti non si poteva contare su un doppio vantaggio all’intervallo, ma il Napoli visto ieri è quello della scorsa stagione. La continuità dei novanta minuti c’è stata. Basti pensare alla realizzazione del quarto gol immediatamente dopo aver subìto il gol di Samardzic”.
Dopo la vittoria di ieri si può dire, dunque, che la panchina di Garcia non sia a rischio?
“Direi di no. È chiaro che avremmo fatto altri discorsi se fosse mancata la vittoria, ma quel che ha convinto tutti è stato l’entusiasmo, oltre il successo. Inoltre, va riconosciuto al tecnico francese quanto sia stato ineccepibile negli ultimi giorni. Un grande gestore in un momento di grande complessità nervosa”.
Tra Spalletti e Garcia nota delle differenze in merito alla gestione comunicativa della gara?
“Nei novanta minuti il tono di voce di Spalletti è irraggiungibile. Non è una discriminante sulle qualità di un tecnico, naturalmente. Inoltre, Spalletti preferiva, in alcuni momenti, comandare la squadra senza esprimersi troppo. Sotto questo punto di vista, invece, Garcia è molto più continuo nella comunicazione durante la gara”.
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