Gigi, come hai vissuto la tua infanzia e la tua famiglia? "Sono nato a Udine, cresciuto a Tricesimo in una famiglia legata al calcio. Mio padre Claudio era fornaio e contadino, ma a casa si respirava calcio. Abbiamo sempre giocato a pallone in cortile, con i miei fratelli e mio cugino Stefano, che anche lui ha fatto il calciatore".
Il tuo debutto in Serie A è avvenuto con l’Udinese, giovanissimo. Com'è stata quella esperienza? "È stato il 23 marzo 1980. Era una domenica memorabile, non solo per me, ma anche per il calcio italiano. Giocavo con il numero 10, fino a che Enzo Ferrari non mi ha spostato a terzino, dicendo: 'Con il tuo gioco, potresti arrivare in Nazionale'. Mi misi a ridere, eppure è successo."
E alla Juventus, come ti sei trovato? "Nel 1987 sono arrivato alla Juve e mi hanno dato la maglia numero 10, quella di Platini. Per ruolo sarebbe toccata a Marino Magrin, ma Marchesi non voleva gravarlo di responsabilità. Mi diedero la 10 e io risposi: 'A Udine ho indossato la 10 di Zico, posso farlo anche con Platini.' Scherzavo, eh."
Nel corso della tua carriera, hai avuto compagni straordinari. Come descriveresti Zico, Baggio, e Elkjaer? "Zico era un fuoriclasse assoluto, un uomo leale e retto. Ricordo che, prima di una punizione, ci disse: 'Di solito faccio gol, qui prendo sempre la traversa.' Scoprirono che la traversa era troppo bassa. A Catania, dopo un gol di Zico, il portiere Sorrentino alzò le braccia e disse: 'Che ci posso fare?' Baggio è della stessa pasta, un fenomeno. Elkjaer, invece, fumava sigarette fino a pochi istanti prima di entrare in campo!".
Oggi, sei nonno e allenatore. Raccontaci un po' della tua vita familiare e della De Agostini Academy. "Ho cinque nipoti, è un lavoro! (ride) Insieme a mia moglie Odilla e ai miei figli Michele e Sofia abbiamo fondato la De Agostini Academy. Ci sono 130 bambini, facciamo calcio, yoga, danza. Sofia, purtroppo, è stata investita da una macchina quando aveva dieci anni. La sua riabilitazione è stata lunga e difficile, ma ora corre la sua quarantunesima maratona a maggio. Io mi occupo dell'allenamento dei bambini, cercando di trasmettere loro i valori che mi hanno insegnato i miei maestri".
Quali sono le qualità che più ti riconosci come calciatore e come persona? "La tenacia. Una volta, in Nazionale, mi infortunai alla caviglia e Boniperti mi disse: 'Sei un friulano, stringi i denti.' Ho avuto il tumore, problemi al cuore, sono bradicardico e recentemente mi hanno messo un pacemaker. Ma guardo avanti, sempre. Se la vita ti mette alla prova, che friulano saresti se non reagissi?".
CalcioNapoli1926.it è stato selezionato da Google, se vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime notizie seguici anche su Google News
© RIPRODUZIONE RISERVATA