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Davide Ancelotti: “Papà ed io siamo caratterialmente diversi, si vede da una cosa”

Davide Ancelotti: “Papà ed io siamo caratterialmente diversi, si vede da una cosa” - immagine 1
Una lunga chiacchierata con la prole di Re Carlo a poche ore dall'ennesimo miracolo avvenuto in quel del Bernabeu
Alex Iozzi

Davide Ancelotti, vice allenatore del Real Madrid- nonché figlio di Carlo -, si è concesso ai microfoni di Sky Sport a ventiquattr'ore dalla vittoria e dalla conseguente qualificazione in finale di Champions League ottenuta ai danni del Bayern Monaco.

"Aiuto papà ad aggiornarsi ed a rimanere vivo", le parole di Davide Ancelotti a Sky Sport

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Di seguito quanto dichiarato:

"È successo quello che siamo abituati a vivere qua, sembra incredibile abituarsi a queste cose. Anche ieri è stata una serata fantastica".


È possibile che il Bernabeu abbia esultato al gol di Davies?

"Esultare no, ma è vero che qui, visto il passato e la storia di questo club, sanno che possono succedere cose speciali e quindi ci credono un po' tutti. Ma questo lo trasmettono anche alla squadra. Penso che in questa competizione solo il Real Madrid sia così. S vivono delle notti veramente speciali, soprattutto in questo stadio".

Prendete gol e poi risorgete.

"È stata una stagione piena di difficoltà, a partire dagli infortuni avuti in agosto, Courtois e Militao, quello di Alaba a novembre, il mese di dicembre è stato travagliato con tanti infortuni... Questo ha fatto sì che si sia unito molto il gruppo, hanno fatto tutti un passo avanti, tutti sono stati partecipi. È veramente bello lavorare con questo gruppo perché c'è uno spirito di squadra straordinario".

Che personaggio è Joselu?

"La sua storia è bellissima. È cresciuto nella nostra cantera, è sempre stato tifoso del Real Madrid, è andato in giro per il mondo, ha fatto esperienza, è un ottimo giocatore, e non va dimenticato. Questo gli ha permesso di essere in area nei due gol, non sono un caso".

Come sono nati i cambi?

"Quelli di Camavinga e Modric per Tchouameni e Kroos erano più o meno previsti perché avevamo chiesto un lavoro importante a tutti e due in fase difensiva, di andare in avanti, di pressare... Al 70' pensavamo di mettere gli altri due, che sono calciatori straordinari e sono entrati benissimo. Poi Brahim e Joselu per avere un po' più di presenza in area dalla destra perché a sinistra vedevamo che Vinicius stava facendo benissimo, stava dando fastidio. Avevamo bisogno di qualcuno pronto dentro l'area e sono stati bravi, in soli 10 minuti hanno dato quello che c'era da dare alla squadra".

Parlando con lei a volte sembra di parlare con Carlo. Come si trasmette questa tranquillità?

"Caratterialmente non siamo uguali, ma simili. Mi ha educato lui, quindi probabilmente si vede questa somiglianza. La partita la viviamo in modo diverso, si vede che ho 30 anni in meno. Lui quando era a Parma la viveva un po' più come me, era un po' più agitato. Essere il suo secondo è bellissimo. Innanzitutto lo è essere con il proprio papà tutti i giorni, questa è la cosa più importante, poi è facile anche lavorativamente perché non ci sono barriere. Posso sfidarlo e dirgli quello che penso continuamente. Questo lo aiuta per aggiornarsi e per rimanere vivo".

Siete spesso in disaccordo?

"Sì, sì. Quasi sempre".

Raggiungere un'altra finale è un'emozione unica.

"Per adesso bisogna essere contenti, festeggiare con i nostri tifosi domenica la vittoria del campionato e poi ci sarà tempo per preparare la finale perché giochiamo contro una squadra che ha dimostrato contro il PSG di meritare di essere lì. Va preparata bene, ma abbiamo la qualità e l'esperienza per farlo. Speriamo di vincerla".

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