Su McTominay: "McTominay lo conoscevo benissimo, è cresciuto in Premier col Manchester. Lo vedevo che quando giocava era sempre impattante ma vedevo che non veniva utilizzato in maniera determinante e da uomo cardine dal suo club. Difficilmente lo faceva, non era quasi mai titolare. Ne avevamo parlato con Manna. Lui mi aveva detto che era una situazione che si poteva fare se si combinavano alcune situazioni. A volte i direttori ti raccontano anche storielle per tenerti buono (ride, ndr). Ma se tu mi dici: credevi che arrivasse al 100%? Io ti avrei detto di no, anche perché non avevamo le coppe. Invece alla fine è arrivato e sono rimasto molto contento. Manna è stato molto bravo. Ripeto, non pensavo potesse arrivare".
Su Lukaku: "Lukaku? Lui è stato tutta l'estate a rifiutare tante offerte, anche vantaggiose. Voleva Napoli. Non ha fatto problemi sul fatto di non giocare le coppe. Voleva tornare a lavorare con me. È un ragazzo buono, veramente buono. Non è sempre rose e fiori con lui, come tutti, c'è sempre la carota e il bastone per un ragazzo che mi ha dato e mi darà sempre tutto in campo, poi può essere 100 o 50 ma mi darà sempre tutto quello che ha nelle sue possibilità".
Sulla Nazionale: "Euro 2016? Io firmo con il Chelsea ad aprile perché comunico alla Federazione italiana che volevo tornare al lavoro quotidiano. Da persona seria dissi che dopo l'Europeo sarei tornato in un club. Il tutto viene anche ufficializzato e anche lì ci furono perplessità e dietrologie mediatiche convinti che pensassi al Chelsea durante l'Europeo. C'è sempre invidia, si vuole sempre intaccare la persona, ma queste cose mi hanno sempre caricato. Il nostro Europeo invece va al di la delle nostre aspettative. Con la Germania Sturaro si fece male, ma gli dissi di continuare, altrimenti avrei giocato io. Si era rotto il legamento esterno del ginocchio, gli fasciano il ginocchio e fa una partita top, tutta. Questo per far capire che perdiamo ai rigori col massimo dello sforzo. Poi dopo sono state lacrime. Ma non si piangeva per l'eliminazione, ma perché non ci saremmo visti il giorno dopo. Perché finiva quel percorso. Noi avevamo davvero creato una famiglia con tutto lo staff".
Su come vive la sconfitta: "La sconfitta la vivo male e trasmetto questo malessere anche a chi mi sta intorno. La mia famiglia lo sa e si sono abituati. Quando arrivi in una realtà nuova, però, farlo comprendere non è facile. Non parlo solo dei giocatori ma di tutto lo staff e l'ambiente. Io se voglio lasciare un segno in loro, devo insegnare loro anche a viverla male. Il mio è un malessere psicologico ma anche fisico. La sconfitta mi abbatte per due giorni massimo, poi dalla sconfitta ho imparato le cose migliori. La vittoria invece a volte può essere effimera, la sconfitta invece ti fa leccare le ferite e ti fa capire cosa non è andato e ti fa crescere".
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