Hai svolto anche intermediazioni importanti, ad esempio per Conte al Chelsea. Come nasce questo tipo di situazione?
"Dal fatto che ho dei rapporti privilegiati con i "decision maker", le persone che prendono le decisioni all'interno dei club. Ho avuto almeno un giocatore in tutti i grandi club del mondo e a volte agenti, magari più giovani, ci propongono i loro giocatori per provare ad ad aprire un ventaglio di opzioni più grande. Nel caso specifico il Chelsea era orientato sull'Italia. Mi fecero un paio di nomi e dissi loro: "Se dovete prendere un allenatore italiano, prendete lui perché per me è il più bravo". Mi vennero dietro e organizzammo un appuntamento. Diedi qualche piccolo suggerimento su come prepararlo e, da un incontro che doveva durare un paio d'ore, restammo nove ore a casa Abramovich".
Suggerimenti al Chelsea o a Conte?
"A Conte. Due anni prima organizzai un appuntamento per mister Spalletti col Chelsea e vidi cosa poteva piacere. Antonio preparò un video con tutti i suoi lavori e gli dissi: "Lo devi mostrare". Abramovich era appassionatissimo di calcio, di tattica. E il mister in questo era straordinario. Fu incredibile vedere le immagini di come, con formazioni diverse tra Juve e Nazionale, le sue giocate memorizzate portavano al tiro giocatori diversi, in momenti diversi, dalla stessa mattonella".
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