A cosa si deve la differenza di talento tra l’Italia e gli altri Paesi?
“Nei settori giovanili non si da più formazione agli allenatori. Il problema non sono i giocatori. Nelle fasce di età tra i 12 ed i 14 anni non manca il talento. Quel che manca è garantire lo step successivo – di crescita – a questi ragazzi. Gli allenatori pensano a vincere le partite ed a battere i colleghi, piuttosto che alla crescita dei giovani. Anche i corsi regionali per i tecnici sono poca roba… La crescita degli stessi tecnici non può ridursi all’emulazione dei metodi di grandi allenatori. In Francia, negli scorsi anni, hanno creato divisioni tra allenatori di settore giovanile e allenatori di prima squadra. Questo potrebbe essere uno step importante e positivo per gli allenatori ed i giovani calciatori. Anche il sistema di promozioni e retrocessioni delle primavere, infine, non vanta una grande utilità”
La crescita dei giovani va intesa anche dal punto di vista umano?
“Questo è un altro fattore di considerevole importanza. Oggi abbiamo l’obbligo di mettere gli psicologi nelle società stesse, anche se andrebbe compreso quanto i club si impegnano in un lavoro di tipo psicologico sui calciatori. Proprio i giocatori, infatti, andrebbero formati anzitutto come uomini. Un calciatore non è solo campo ma, soprattutto, extra campo”
Che tipo di risultato può avere sulle prestazioni della squadra il recente comportamento di de Laurentiis nei confronti del tecnico?
“O è il gruppo che si ricompatta con l’allenatore oppure ci saranno problemi. Faccio l’esempio del Crotone. Dopo l’esonero di Zauli, la squadra si è compattata contro la decisione della società. Con questo intendo sottolineare la necessità di trovare un equilibrio tra squadra, staff tecnico e società. L’idea di De Laurentiis era mandare via Garcia con la convinzione di trovare un sostituto nell’immediato. La mancanza di alternative ha fatto desistere il patron degli azzurri. Sarò sincero, al posto del tecnico francese mi sarei dimesso… Il problema principale, a dire il vero, è che non pare essere sbocciato il rapporto umano tra squadra ed allenatore. Certe reazioni, come quelle ai cambi, sono riconducibili proprio a questo”
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