L'ex difensore giallorosso ha raccontato la sua esperienza con la malattia che lo ha colpito
Leandro Castan, ex difensore della Roma, ha raccontato ai microfoni del Corriere della Sera la sua esperienza dopo esser sopravvissuto a un tumore al cervello. Ecco quanto dichiarato.
"Mi crollò il mondo addosso", le parole di Castan
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"In quei 15’ è finita la mia carriera. È morta una parte di me. Durante il riscaldamento ho sentito un fastidio al flessore. Al termine del primo tempo Maicon ha avvisato Rudi Garcia: 'Castan non sta bene'. Sono stato sostituito. Sono uscito dal campo, per sempre. Tornato a casa, ho iniziato a non stare bene. La mattina successiva la situazione è peggiorata, mi girava la testa. Ho pensato di morire".
Sul rientro in campo:"Non avevo il controllo del mio corpo. Era terribile. Volevo tornare a essere quello di prima, non accettavo di non poterlo fare. Questo mi uccideva".
Il rapporto con gli allenatori:"Rudi Garcia mi ha sempre protetto, un secondo padre. Con Spalletti ho fatto più fatica. Ero rientrato dall’operazione. Prima della partita contro l’Hellas mi aveva chiamato in ufficio dicendomi che voleva rivedere il vecchio Castan. 'Va bene, ma ho bisogno di giocare', la mia risposta. Contro il Verona sono tornato titolare, giocando però una delle mie peggiori partite. Nei giorni successivi mi ha richiamato in ufficio, mostrandomi una foto del Frosinone. 'Il tuo livello è questo, non puoi giocare qui. Tu con me non giochi più'. Mi è crollato il mondo addosso".