Andrea Carnevale, ex ds del Sassuolo, ha parlato in conferenza stampa nel corso della presentazione del suo libro "Il destino di un bomber" in compagnia di Giuseppe Bruscolotti, Mimmo Malfitano e Gino Rivieccio.


interviste
Carnevale: “Mio padre uccise brutalmente mia madre. Napoli? Vi racconto un aneddoto”
"Sono orfano di mia madre, maltrattata e uccisa da mio padre", le parole di Carnevale
—"Sono onorato di essere qui. Sono orgoglioso di aver giocato in questa grande città, ne sono fiero. Ringrazio Beppe Bruscolotti, Mimmo Malfitano e Gino Rivieccio per la loro partecipazione al libro. Questo libro nasce da un'intervista, quando Mimmo mi chiese di voler parlare del mio dramma e non dei trofei vinti. Questo libro è posto su un qualcosa di personale, di quando sono rimasto orfano di mia madre 50 anni fa, maltrattata e brutalmente uccisa da un padre che non sono fiero di avere. Io sono andato a trovarlo in carcere quando ero bambino, ed è un messaggio che voglio dare alle nuove generazioni: io ho perdonato mio padre. Invito tutti i giovani a tenersi i propri papà e le proprie mamme, affinché loro possano avere l'obiettivo di quel bambino che è stato fortunato a giocare con Diego Armando Maradona e il mio capitano al mio fianco (Bruscolotti, ndr).
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Femminicidi? Ho avuto a che fare con le donne che si nascondono dietro questi drammi e tali rischi, e mi ci sono rivisto. Ci sono alcuni dati sulle nuove generazioni che non vengono ancora fuori e che non si comportano per nulla bene con i loro genitori. Ciò che voglio dire ai giovani è di non arrendersi mai, nemmeno dinanzi alle tragedie più grandi. Io vedevo, dopo il terremoto dell'80 e il bradisismo del 1983, gente impazzire di gioia dalla vittoria dello Scudetto del 1987. Voglio mandare un messaggio alle istituzioni: dinanzi a tragedie come la mia, bisogna reagire a dovere e con le giuste misure. Io persi anche mia sorella, che mi fece da madre, quando gli assistenti sociali decisero di dividerci dopo la morte di mia madre e l'arresto di mio padre. Ciò che mi auguro è che le istituzioni, in queste situazioni, abbiano la sensibilità giusta. Io denunciai per mesi le violenze di mio padre, ma il maresciallo in caserma non voleva credermi. Mi rispose 'Quando vedremo il sangue, allora lo faremo'. Io e mia sorella eravamo lì, quel giorno, davanti la scena della morte di mia madre. Nonostante tutto decisi di perdonare mio padre, abbracciandolo, cinque anni dopo in carcere. Ma era chiaro, restò un uomo malato.
Io tra i più vincenti della storia del Napoli? Io ho vinto una Coppa UEFA che era un trofeo prestigiosissimo, dopo averci partecipato come seconda classificata. Abbiamo affrontato squadre come Juve, Bayern, Tolosa e Stoccarda. Era come se fosse una Champions League! Oggi ci sono l'Europa League e la Conference League, ma il livello si è abbassato tantissimo. Facemmo una scommessa con Ferlaino quell'anno: lei non ci dia il premio partita, ma dateci il premio stagione, con cui comprai casa mia a Monte San Biagio intitolata a mia madre, Filomena.
Quando segnai col braccio a Como? Venivo da due partite in gol, tra cui la doppietta al Milan. A Como quel gol lo avrebbero annullato col Var! Poi segnai al San Paolo contro la Fiorentina e vincemmo il primo Scudetto. Cosa dico ai giocatori di oggi? Devono dare testa agli allenatori, non hanno la giusta mentalità! Devono avere la testa di Andrea Carnevale e la tenacia di non arrendersi mai.
Bianchi? Tra le cose odiose è che ti lasciava fuori e non dava spiegazioni. Quando arrivai al Napoli, giocavo sempre titolare. Poi arrivò Romano e mi manda in panchina. Io avevo la forza di andare dal mister e di chiedergli perché non giocavo. Io volevo essere trattato da uomo, volevo sapere il motivo della scelta tecnica. Mi faceva arrabbiare perché volevo essere trattato da uomo, sempre, non solo nel calcio".
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