Su Spalletti
—Nel mio libro (“Luciano Spalletti il vincente. Storie, segreti e colpi di genio di un allenatore controcorrente”) ho descritto Spalletti come personaggio che ha fatto il calcio negli ultimi 30 anni. In certi momenti anche sottovalutato. Sintetizzando posso dire che ha vissuto una vita per il calcio, da quando era bambino, da quando giocava negli allievi della Fiorentina, poi ha fatto una trafila lunghissima, l'allenatore delle giovanili, l'allenatore dell'Empoli dalla serie C alla serie A con una galoppata straordinaria, poi l'Udinese. Spalletti, forse anche per colpa sua, non si è mai posto, dal punto di vista mediatico, nel modo giusto. Ha raggiunto l'apice con il Napoli, il suo capolavoro, a 64 anni. Tante le situazioni favorevoli anche in Russia dove ha vinto 4 titoli e non è mai facile per gli allenatori italiani. L'ho descritto anche come persona dai grandi valori, la terra, gli amici d'infanzia che ancora sono quelli di oggi. Tutti valori di un uomo che si definisce contadino, cioè attaccato alla terra, alle origini, alle radici che ha sviluppato tutta la sua vita attorno a un campo di calcio, all'idea di fare calcio che si è esaltata a Napoli”.
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