Oggi Emanuele Calaiò non è solo il bomber della doppia promozione dalla C alla A del Napoli: il calcio resta il filo conduttore, ma in mezzo ci sono anche la radio, il padel e ora anche il teatro. Di seguito la sua intervista a Il Mattino.


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Calaiò: “Per il Napoli ho rifiutato diverse squadre. Conte? Lo conosco e dico che…”
Emanuele Calaiò, l'intervista ai taccuini de Il Mattino
—"Per strada mi fermano i tifosi più giovani che mi ascoltano in radio, ma anche quelli meno giovani che mi ringraziano ancora per i gol promozione», ammette a metà tra il sorpreso e l'emozionato. Anche perché ha scelto di vivere a Napoli anche dopo la fine della sua carriera da calciatore, per poi intraprendere altre strade".
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La fotografia più bella della sua avventura in azzurro? "La festa di Genova, quando conquistammo la promozione in serie A con quello 0-0 e lo stadio in delirio".
Ci dice di più. "È stata una delle partite più importanti della mia vita. Riportare il Napoli in serie A è stata una emozione incredibile per come è avvenuta. Quel campionato era una serie A2, un campionato difficile pieno di squadroni come Juventus, Genoa, Bologna e Piacenza".
La festa dopo la partita? "Basterebbe dire che non ebbi nemmeno l'opportunità di entrare negli spogliatoi".
Davvero? "I tifosi avevano fatto invasione prima ancora del fischio finale e quindi ce li siamo ritrovati addosso in un secondo. Sono entrato negli spogliatoi in mutande e con le vesciche ai piedi perché si erano presi anche le scarpe e tutti mi calpestavano. Una giornata indimenticabile e infatti mi dispiace non ci sia più il gemellaggio di una volta, è stato bellissimo entrare in quello stadio in quell'ambiente e fu bellissimo andare in serie A insieme".
Napoli per lei che scelta è stata? "Arrivai a gennaio del 2005 dal Pescara, scendendo dalla serie B alla serie C. Ma non è tutto. Per il Napoli ho rifiutato squadre di serie A e litigai anche con mio padre e il mio procuratore".
Davvero? "Ero con la penna in mano per firmare il contratto con il Napoli in un hotel del centro della città quando il mio procuratore mi chiese di uscire un attimo dalla stanza. "Prima che firmi c'è il presidente Zamparini al telefono che ti vuole al Palermo in serie A»". Io sono palermitano e quella era un'offerta molto importante anche dal punto di vista economico ma io ho dei valori e avevo già dato la parola a Marino a Lanciano. Dissi di no. Per altro avevo bisogno di una città che mi facesse crescere a livello caratteriale. Ho sempre sposato i progetti e non la categoria: il Napoli era in C ma sapevo che in 2 anni sarebbe arrivato in A. «In serie A ci vado con il Napoli", risposi. Zamparini e Foschi chiamavano anche mio padre per convincermi, ma io non mi mossi dalla decisione. Avevo già dato una parola".
Poi ci fu l'esordio...? "In Napoli-Fermana. Pronti, via, sbaglio il rigore decisivo e pareggiammo. All'indomani la società fece fuori Ventura e arrivò Reja. Dico sempre di avere sulla coscienza l'esonero dell'allenatore".
Ma ci sono anche fotografie bellissime nella sua avventura a Napoli... "La coreografia "Ti amo" nella Napoli-Lecce. Una tappa importante: quella vittoria ci permise di andare a Genoa con 2 risultati su tre. E poi aggiungerei anche la notte nella quale ci qualifichiamo per la prima volta in Champions: Napoli-Inter".
Per altro lei ha scelto di vivere a Napoli anche dopo la fine della carriera da calciatore... "Avevo già sposato una napoletana conosciuta ai tempi di Torino e avevamo iniziato a convivere a Pescara. Poi sono rimasto stregato dalla città di Napoli che è molto simile a quella di Palermo. Non mi sono dovuto ambientare più di tanto. Palermo è molto più piccola ma la passione, il calore e la simpatia dei napoletani è la stessa: stavo benissimo. Sono nati qui i miei figli e quindi una bella carriera abbiamo deciso di fermarci. Napoli era scritta nella nostra storia: mia moglie l'ho conosciuta a Torino quando avevamo 17 anni. Eravamo rimasti comunque sorpresi da Siena e avevamo deciso di confrontare casa lì, poi il Siena fallì e ci fu la proposta di nuovo del Napoli: a quel punto il destino aveva deciso per noi".
Calaiò su Antonio Conte
—Tra passato e presente: a Siena il suo allenatore era Antonio Conte. "Lo conosco bene. Ne conosco il linguaggio, soprattutto quando parla in conferenza. Ne conosco la mentalità vincete, quando anche un pareggio gli fa storcere il naso. E poi il lavoro fisico e le motivazioni che riesce a trasmettere ai giocatori: è incredibile. Quindi benissimo che per queste ultime tre partite il Napoli ha un grande allentare. Si arrabbia: il lavoro è duro ma paga sempre. "Se mi seguite le soddisfazioni arrivano", questo è il suo motto. A Siena lo volle Perinetti che lo conosceva dai tempi del Bari dove Conte aveva già vinto il campionato. C'era anche Stellini che all'epoca era un collaboratore e oggi è il suo vice".
Quindi Conte è la garanzia per lo scudetto del Napoli oggi?"Non voglio portare sfortuna quindi dico il Napoli favorito al 70% sull'Inter. Ma il vantaggio di 3 punti è importante e le tre partite che mancano sulla carta sono con tre squadre che non hanno molto altro da chiedere al campionato, mentre l'Inter ha la Lazio che si sta giocando la Champions. Poi i neroazzurri avranno giustamente la testa alla finale di Champions e hanno fatto 120 minuti contro il Barcellona che sono stati dispendiosi.
La vita dopo il calcio
—Dicevamo della sua nuova vita in radio. "Il calcio della sera" che conduco con Fabio Cannavo su Radio Kiss Kiss Napoli è stata una bella scoperta. A me la radio piace tanto e mi diverto. Passare da calciatore a conduttore è stato strano ma mi sono trovato subito a mio agio. I tempi di inserimento sui cross erano più difficili rispetto ai tempi della radio anche perché in campo non sapevo da dove avrei ricevuto la palla mentre qui i tempi sono scadenzati».
E ora si darà anche al teatro... "Il viaggio azzurro" è uno spettacolo che andrà in scena il prossimo 6 giugno al teatro Troisi e con me sul palco avrò non solo Fabio Cannavo, ma anche tanti dei miei ex compagni ai tempi del Napoli. È un'indea nata da me e Fabio e sposata a pieno da Pino Oliva del Teatro Troisi. Grazie ai rapporti con i miei ex compagni siamo riusciti a mettere in piedi lo spettacolo. Ci saranno Bucchi, Montervino, De Zerbi, Grava, Marino e Reja. Pensiamo che quella di oggi è una generazione di tifosi che non ha vissuto a pieno quegli anni e noi lo ripercorriamo insieme raccontando anche degli aneddoti fuori dal campo, lo spogliatoio, come abbiamo vissuto".
E per completare la sua vita c'è il ruolo da dirigente al Savoia. "Ho studiato da direttore sportivo e voglio fare questo. In ogni caso riesco a conciliare questo lavoro con la radio perché in onda vado un'ora al giorno e mi basta per divertirmi".
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