Con Neres o con Raspadori?
«Jack dà il meglio di sé sotto la punta e Neres se sta bene ti spacca le partite sulle fasce con le sue accelerazioni. Uno ha il gol nel sangue mentre il brasiliano vive per gli assist. Il vero dilemma è che nel 4-3-3 storicamente nel Napoli si è sempre fatto fatica a far giocare Raspa con continuità».
Tutti vogliono Conte: il Napoli, ovviamente perché ce l'ha, la Juve, pure il Milan.
«Antonio conosce qualsiasi squadra che allena. Chi lo vuole è alla ricerca di una svolta, di un'identità forte ed è normale lui sia un potenziale candidato per queste grandi piazze. È vero che nel calcio tutto può succedere ma sarei davvero sorpreso di vedere questa estate Antonio in un ritiro estivo senza i colori del Napoli addosso. Anche perché a Napoli già ci sono passati con Spalletti: diventa dura dura sostituire allenatori così impattanti sulla squadra e che sono così amati dai tifosi».
Conte poteva sostituire solo McTominay invece ha stravolto ogni cosa.
«Beh stravolto, non direi. Il 4-3-3 è nel dna di questa squadra e nelle ultime cinque gare con la difesa a tre il Napoli aveva vinto solo con la Fiorentina. Diciamo che il vero stravolgimento è stato in relazione a ciò che Antonio aveva provato in settimana e voleva fare con lo scozzese: facendolo partire da sinistra al fine di supportare la coppia di play Lobotka e Gilmour che ultimamente ha "rapito" il suo cuore in mezzo al campo e lasciare Raspa dietro Romelu lì davanti».
Avrebbe immaginato che anche senza Kvara il Napoli avrebbe continuato così?
«Onestamente no, perché alla fine Kvara non è stato sostituito, Okafor non ha ancora dato il suo contributo e per chi aveva avuto dei dubbi su un ipotetico valore oggettivo lontano dalla penisola... Kvara sta facendo la differenza anche a Parigi».
Perché nel 4-3-3 il Napoli sembra osare il meglio di se stesso?
«Perché è il sistema che questa squadra conosce meglio sia a livello "esperenziale" individuale che a livello di collettivo. A parte i ridotti dallo scudetto vinto con questo sistema, anche i nuovi hanno un percorso con questo modulo da Neres a Gilmour e McTominay. Nel primo tempo era evidente la sincronia e gli automatismi e come l'occupazione degli spazi fosse sempre armonica e propositiva. Ci sono stati cambi di gioco e situazioni interpretate quasi "alla cieca"».
Le insidie del match del Bologna di Italiano?
«Difendono in 10 e attaccano in 10, non fanno giocare come vorresti: cercano di venire a togliere le sicurezze. E hanno una città intera dietro di loro. Sarà una finale».
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