Tommaso Bianchini, Chief Revenue Officer della Società Sportiva Calcio Napoli, si è concesso per un'intervista ai taccuini de La Gazzetta dello Sport, durante la quale il tema centrale è stato quella della famiglia, con focus sul padre Valerio, leggenda (nel ruolo di coach) della pallacanestro.


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Bianchini: “Con lo Scudetto del Napoli ho continuato una tradizione di famiglia”
"Mio padre era come un Babbo Natale che arrivava d'estate", le parole di Bianchini a La Gazzetta dello Sport
—Tommaso, da bambino, voleva più bene al papà o alla mamma? "Facile: alla mamma. Lui non c’era mai e quando stava in casa lo trovavi nel suo studio a divorare le video-cassette di basket americano".
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Un padre assente, insomma. "Macché: io la presenza l’ho sempre avvertita, ci mancherebbe".
Ginevra, il nome che ha dato a sua figlia, non dev’essere casuale. "Avevano suggerito a lui, di ritorno dalla finale di Coppa Campioni, di chiamare così mia sorella. Ma forse dev’essergli apparso un atto d’eccesiva euforia e dunque declinò. Ci ho pensato io, allora. Che per perpetuare la tradizione, ho avuto Carlo, mio figlio, con lo scudetto del Napoli del 2023".
Cartoline dalla memoria. "Quando tornava dagli States, aprivi le valigie e si spalancava un mondo: cappellini dei Lakers, scarpette. Era Babbo Natale che arrivava d’estate".
La portava a cena con Kobe Bryant. "A Chicago. Andammo in America per delle lezioni-conferenze che papà tenne da quelle parti. E la sera mi ritrovai a mangiare con uno dei miei idoli".
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