“Io non sono mai stato un grande estimatore calcistico di Insigne. È andato via da anni, ha giocato in un campionato assolutamente non competitivo, né tecnicamente impegnativo. Quindi bisogna vedere come sta fisicamente. Da quello che vedo, mi sembra più pronto Bernardeschi. Rimango comunque scettico. Perché è da settimane, da mesi, che sentiamo parlare di lanciare i giovani… e poi in Italia tornano Dzeko, Immobile, la Lazio rinnova Pedro. C’è qualcosa che mi sfugge.”
Da qualche anno circola su Twitter – ora X – l’hashtag “elemosina Premier”, che denuncia come la Serie A, priva di idee, vada a pescare tra gli esuberi della Premier League.
“Io sono sempre andato controcorrente su tutto ciò che riguarda il mio lavoro e continuo a farlo. Ho sempre sostenuto che il campionato italiano, nonostante alti e bassi e mille contraddizioni, fosse il più bello al mondo. Ma con gli anni ho dovuto abbassare questa convinzione. Un tempo in Serie A c’erano 70-80-90 giocatori di altissimo livello. Era normale che tutti volessero venire a giocare in Italia, come accadeva nei primi anni 2000. Poi è arrivata una regressione improvvisa, dovuta soprattutto alla mancanza di fondi per pagare gli stipendi. Altri mercati, invece, si sono mossi con intelligenza, aprendo i portafogli e costruendo squadre forti, anche partendo da club semisconosciuti.”
E intanto oggi squadre come il Burnley spendono 20 milioni per giovani promesse.
“Fino a qualche anno fa era impensabile che un club come il Burnley potesse permettersi quelle cifre. E invece oggi succede. Lo vedi anche dai salari: ci sono stipendi fuori da ogni logica. È normale che pure i giocatori meno noti trovino spazio lì. Tutto parte dalla distribuzione dei diritti televisivi. In Inghilterra, l’ultima classificata in Premier prende quasi quanto prende una delle prime in Serie A. La Premier League ha saputo vendersi, anche in mercati emergenti come la Cina, quando nessuno ci pensava. Oggi è il campionato numero uno al mondo per introiti e visibilità. Un tempo era l’Italia a guidare, fino al 2006. Ora siamo sesti, superati persino dalla Turchia. E per recuperare, si inventano mille competizioni inutili: il Mondiale per Club, la Nations League…”
E alla fine, chi ci rimette sono i calciatori. L’Inter ha guadagnato 40 milioni col Mondiale per Club, ma ha perso un mese di preparazione.
“Esatto. È come dare un bicchiere d’acqua a un assetato nel deserto: non gli toglie la sete. Hai guadagnato qualcosa, ma non hai risolto nulla. La fatica si somma, e non si riposa mai.”
Capitolo Osimhen. Crede che possa davvero finire alla Juventus?
“No, non ci credo. Perché, con tutto il rispetto, la fame economica del giocatore è davvero molto, molto alta. Ho letto certe cifre e sinceramente non credo che la Juventus possa permettersele. Non solo per una questione economica, ma anche per gli equilibri interni dello spogliatoio, che è già delicato così com’è. E poi, se dovesse rimanere Tudor, che è un allenatore molto particolare, non credo sarebbe il binomio ideale. Per me la Juventus punterà su altri profili. Poi, certo, il bello del mercato è che domani mattina potresti svegliarti e scoprire che Osimhen è bianconero. Ma, ad oggi, mi sembra improbabile.”
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