C’era un grande Ciro Ferrara. Si diceva che fosse ’anima napoletana del gruppo. È così?
«Ferrara portava in campo la sua giovane saggezza e la sua grande tranquillità, un giocatore esemplare. La fascia l’aveva Maradona, ma il
vero capitano dello scudetto era Ciro».
Uno scudetto avvelenato dalle polemiche…
«L’ avremmo vinto lo stesso, con un punto di vantaggio, anche senza la vittoria a tavolino di Bergamo contro l’Atalanta, visto come è poi andata a Verona per il Milan. Non
Non abbiamo rubato niente. La monetina su Alemao?
Allora c’erano delle regole che potevamo non condividere, ma c’erano e dovevamo rispettarle».
Cosa le è rimasto del Napoli e di Napoli?
«Sono rossonero per Nereo Rocco. Quando lui è passato dal Padova al Milan io sono diventato suo tifoso. Poi nel Milan ci ho giocato e vinto. Il Napoli, però, occupa un posto particolare nel mio cuore. Certo, perché ho allenato e vinto e vissuto bene, ma anche per mio figlio Riccardo che ci ha lavorato come direttore sportivo, ingaggiando giocatori importanti come Cavani, Reina, Callejon, Koulibaly, Albiol, Jorginho e Ghoulam. Fino a Higuain»
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.calcionapoli1926.it/assets/uploads/202506/276244da265849a47cb1f4f1d8046481-scaled-e1748773605579.jpg)