Sulla salute dei giocatori: "Il primo dato è la salute del calciatore, i dati scientifici dicono che giocare così tante gare e averne così tante con tempi di recupero inferiori ai cinque giorni crea danni enormi. Ai miei tempi, un infortunio al legamento crociato era per l'80% dei casi legato a uno scontro di gioco. Oggi la percentuale si è invertita, l'80% di questi infortuni arriva senza scontri di gioco. È il dato più chiaro per dire che non si può andare avanti così. Poi chi fa trasferte intercontinentali fa oltre 70 gare e oltre 90mila chilometri di trasferte all'anno. È vero che sono i migliori ma non si può immaginare di continuare con questo trend".
Sulla proposta alla Lega: "Abbiamo scritto alla Lega, ne abbiamo parlato in Consiglio Federale quando non è stata approvata la sosta natalizia. Si banalizza tanto: sono ragazzi bravi e fortunati ma si banalizza. Quando abbiamo chiesto di conservare i sette giorni di riposo dagli allenamenti durante la pausa natalizia, si è parlato ancora di privilegi... Quella era una settimana di riposo e scarico, viene interpretata invece come qualcosa di diverso. Siamo stati attaccati sempre come dei privilegiati. Sono ragazzi di diciotto o trent'anni che hanno una vita personale e ogni tanto devono staccare".
Sul futuro: "L'istanza che abbiamo portato in Lega è arrivata dopo l'interlocuzione coi capitani di Serie A, il tema è sentito. Le istanze sono state fatte in modo costruttivo, secondo le ricerche scientifiche oltre 50 gare sarebbe non lecito fare. Oggi si parla di diritti televisivi ma se non preserviamo la salute dalla parte apicale del nostro mondo, perdiamo uno dei fulcri per il futuro. Siamo vicini al punto di non ritorno: ora ci sarà il Mondiale per squadre, le Nazionali hanno sempre più impegni, si arriverà a un punto in cui questi ragazzi avranno un calo fisico e psicologico".
Sui prossimi impegni dei calciatori: "Avremo una prima fase di Champions di dieci gare e non di sei. È per questo che il calendario che si è adattato a non avere turni infrasettimanali in prospettiva di quel che sarà, ognuno occupa gli spazi rimasti liberi. Il valore economico, è chiaro, lo danno le grandi competizioni e nessuno vuole ostacolare la crescita del mondo ma serve salvaguardare la salute dei protagonisti. Non è un'idea che si può mettere in campo. Se passassimo in A da 20 a 18, quelli slot verrebbero occupati da altro. Il problema non è il numero delle squadre di A, dobbiamo capire se c'è un numero massimo di partite, come chi ci dice chi studia il nostro mondo. Se c'è un numero massimo di minutaggio".
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