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Acerbi rompe il silenzio: “Non sono razzista! Juan Jesus ha frainteso le mie parole”

acerbi jesus
Il centrale nerazzurro esce allo scoperto per la prima volta dopo i fatti del 26 marzo
Alex Iozzi

Francesco Acerbi, difensore centrale dell'Inter, si è concesso per un'intervista ai microfoni de' Il Corriere della Sera, la prima rilasciata da quando, in data 26 marzo, il Giudice Sportivo ha emanato la sentenza - andata in suo favore - riguardo l'episodio di razzismo verificatosi circa dieci giorni fa con il collega di reparto, Juan Jesus - tesserato del Napoli - durante una sfida di campionato tra i nerazzurri ed i partenopei.

Acerbi: "La malattia che ho affrontato è stata una passeggiata in confronto"

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Di seguito quanto dichiarato: "La sentenza è stata una liberazione, anche se tutta la situazione che si è creata mi ha intristito. Non sono mai stato razzista. Il mio idolo era George Weah, fu uno dei primi a chiamarmi quando mi fu trovato un tumore. Abbiamo perso tutti, sono triste e dispiaciuto. Dopo la mia assoluzione, le persone attorno a me hanno reagito come se fossi uscito dopo dieci anni di galera".


Sull'episodio: "Ora che c'è la sentenza vorrei dire la mia: non ho nulla contro Juan Jesus e sono dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista ad una persona per una parola malintesa nella concitazione di gioco. Ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno. Si sta umiliando una persona, massacrando ed umiliando la sua famiglia. La malattia che ho affrontato è stata una passeggiata in confronto a questa vicenda, non ho avuto paura a quei tempi. Tutti avevano già emesso la loro sentenza. E per tanti sono ancora un razzista, non ci sto! Se e quando arriverà la seconda stella potrò esserci. Ed a testa alta".

Sulla possibile sanzione se fosse stato condannato: "Se ti danno dieci giornate e passi per razzista cosa fai? Poteva succedere qualunque cosa: sarei stato finito non come calciatore, che mi interessa fino a un certo punto, ma come uomo. Tutti avevano già emesso la sentenza prima ancora che uscisse. E per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servo".

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