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Osvaldo: «Conte il miglior tecnico. Messi vive in una prigione dorata»

Osvaldo: «Conte il miglior tecnico. Messi vive in una prigione dorata»

BARCELLONA – "Il calcio continua a darmi adrenalina, continuo a vedere le partite e sono tifoso del Boca. Ma non ho più voglia di giocare, ora posso fare quello che prima non potevo, guardarmi indietro e pensare a quello che ho...

Redazione

BARCELLONA - "Il calcio continua a darmi adrenalina, continuo a vedere le partite e sono tifoso del Boca. Ma non ho più voglia di giocare, ora posso fare quello che prima non potevo, guardarmi indietro e pensare a quello che ho fatto". Sono già passati due anni da quando Pablo Daniel Osvaldo ha deciso di dire basta. L'esperienza agli Xeneize è stata l'ultima della sua carriera, poi, a soli 30 anni, il ritiro per dedicarsi all'altro suo grande amore, la musica. "Per certi versi sono più felice di prima o comunque più tranquillo - rivela a 'Marca' l'ex attaccante di Atalanta, Lecce, Fiorentina, Roma e Juventus - Il calcio mi faceva felice ma tutto quello che c'era attorno no. E poi avevo sempre pensato di mettere su una rock band. Magari ho il talento per questo, alla fine si tratta di scoprirlo. Quando ho iniziato a giocare a calcio non immaginavo la carriera che avrei avuto ma mentre giocavo ho iniziato a scrivere testi, poi ho messo mano alla chitarra".

"Non rinnego il calcio, lo amo ed è la cosa migliore che mi sia capitato - chiarisce l'italo-argentino - Ma non mi sentivo più a mio agio, sono andato via dall'Argentina a 19 anni e quando sono tornato ho sentito un contraccolpo, la pressione del giudizio sociale". "Tutti vogliono dire la loro e vivere la vita degli altri quando non sanno vivere la propria - continua Osvaldo - I personaggi pubblici hanno però gli stessi problemi di tutti. E' stata una liberazione fare un cambio così radicale, ero convinto ma avevo paura di pentirmi, di non fare bene ma ora vedo di aver fatto la scelta giusta. Daniele De Rossi mi ha chiesto se faccio soldi con la musica ma è tutto il contrario, a volte ci perdo".

L'ex attaccante ricorda che "il calcio mi ha dato la possibilità di aiutare la mia famiglia, di realizzare il sogno di dire a mio padre che poteva smettere di lavorare. Mi ha permesso di viaggiare e conoscere il mondo, di cambiare testa e vita. Mi piace la strada che mi ha dato il calcio ma mi ha tolto la libertà e la libertà non ha prezzo". Guardando a quello che è diventato oggi il suo vecchio mondo, per Osvaldo non c'è spazio per i rimpianti. "I calciatori oggi si preoccupano più se sono ben curati, dei colori degli scarpini e ora del Var: chi lo ha inventato non ha giocato mai a calcio nella sua vita e nemmeno deve piacergli. Col Var privi il calcio del fattore umano e della malizia, che è la cosa più bella. Quando pretendi di fare uno sport perfetto, gli togli emozione".

E non c'è nemmeno invidia verso i big, anzi. "Non mi piacerebbe essere come Messi, vive in un carcere dorato. Puoi anche comprarti la tv più grande del mondo ma poi non metti mai piede nel tuo salone. Perché comprare una Ferrari se vai da casa tua all'allenamento e ci metti 15 minuti? Non mi è mai importato dei soldi. Ma se fossi Messi non lascerei mai il calcio perché è il migliore del mondo. Ronaldo? Cristiano non è nato genio come Messi, è una macchina, è più sforzo che talento, ma sono allo stesso livello. A Cristiano piace tornare a casa e fare 150 addominali, a me accendere il fuoco per fare l'asado".

Passando invece in rassegna gli allenatori avuti in carriera, "Pochettino è stato come un padre per me, Conte il migliore che abbia mai avuto. Aveva sempre ragione, sembrava che vedesse le cose prima. Mi piaceva perché non aveva problemi a dirti le cose, che tu fossi Pirlo o un ragazzino. Con Luis Enrique ci sono stati momenti di tensione ma anche lui è molto chiaro, sai che non ti mentirà, per questo merita tutto il mio rispetto. E come allenatore era un genio". (ha collaborato Italpress) Corriere dello Sport.