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Gnut: “Ho tanta stima per Garcia, gli faccio un grande in bocca al lupo. Sullo Scudetto…”

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Il noto cantautore partenopeo ci ha raccontato le sue emozioni da tifoso dopo la conquista del Tricolore e l'annuncio del nuovo mister
Enrico Esposito

Claudio Domestico, in arte Gnut, è uno dei cantautori napoletani di ultima generazione più interessanti ed amati dai giovani. Classe 1981, Gnut ha alle spalle oltre quindici anni di carriera nel corso dei quali è stato capace di costruire un efficace mix tra il folk americano e la tradizione popolare partenopea valorizzato dall'uso della lingua della propria città. Da tempo ha dato vita ad un apprezzato sodalizio artistico con il poeta Alessio Sollo, dal quale sono scaturiti brani che si ritrovano anche all'interno di "Nun te ne fa' ", quarto ed ultimo album pubblicato lo scorso ottobre. Ma oltre ad essere un raffinato artista, Gnut nutre una grande passione per la sua squadra del cuore, il Napoli. Calcionapoli1926 ha avuto il piacere di intervistare il cantautore, che attualmente sta girando l'Italia in tour, e rivolgergli alcune domande sul passato, presente e futuro dei Campioni d'Italia.

Gnut sullo Scudetto e Garcia

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Buongiorno Claudio, grazie molte di essere qui oggi con noi. Dopo  trentatré anni il Napoli ha ritrovato la gioia fantastica dello  Scudetto, conquistandolo con netto vantaggio sulle avversarie. Da tifoso azzurro, come hai vissuto questo grande traguardo? E, dal momento che li hai "sperimentati" da bambino, potresti farci un confronto con i due trionfi precedenti? "Ciao! Grazie a voi per l’invito! Ho vissuto questa esperienza con grande gioia! Non avevo grandi aspettative per quest’anno ma sono felicissimo di essermi sbagliato. Ricordo la festa per il secondo scudetto del Napoli e la vittoria della coppa Uefa. Era molto affascinante ascoltare la radiocronaca delle partite con i miei amici e aspettare con ansia 90° minuto per poter finalmente vedere la sintesi e i goals. Ovviamente i tempi erano molto diversi ed io ero un bambino quindi è veramente complicato paragonare le dueesperienze".


Il titolo raggiunto dai ragazzi di Spalletti è stata una sorpresa per la maggior parte dei tifosi e degli addetti ai lavori vista l'importante rivoluzione che c'è stata la scorsa estate, con la partenza di diversi top player e l'arrivo di giovani anche sconosciuti. Sei rimasto anche tu spiazzato dall'incredibile cavalcata di questa stagione? "Assolutamente si! Da un lato sentivo la voglia di assistere ad una rivoluzione dal punto di vista dei giocatori in campo. Ormai era qualche anno che mi sembrava di assistere sempre alla stessa partita, ma ero comunque spaventato per questo ricambio che mi sembrava troppo azzardato con i nuovi arrivi, tutti giovanissimi e provenienti da campionati minori. Per fortuna tutto è andato per ilmeglio".

I protagonisti del terzo Scudetto del Napoli sono tanti, e per questo potremmo parlare benissimo di un'orchestra al cui interno spiccano poi gli assoli dei singoli. Da fine musicista e interprete, potresti darci una tua interpretazione ‘strumentistica’della squadra, dello staff e della dirigenza? "Sicuramente dobbiamo ringraziare a vita il grandissimo direttore d’orchestra che è stato il mister Luciano Spalletti. Lo staff che ha reso possibile questo successo che ha un peso enorme come i fonici e i tecnici di un grande concerto. La dirigenza che come una spregiudicata casa discografica ha investito su giovani di talento. La nostra sezione ritmica con il groove della linea difensiva guidata dal nostro capitano e dal nostro portierone Alex Meret. Le deliziose armonie del centrocampo di Lobotka. Infine i nostri eccezionali solisti Osimhen e Kvara". 

Secondo te quali sono il giocatore simbolo di questo successo straordinario e la partita più emozionante dell'intera annata? "Devo ammettere che è davvero difficile fare un nome in questo caso.  La sensazione è che tutte le parti in causa abbiano giocato un ruolo determinante. Quindi scelgo il nostro capitano Giovanni Di Lorenzo in rappresentanza di tutta la squadra. Ci sono tantissime partire che mi hanno emozionato molto.  Forse il 5 a 1 con la Juventus in campionato e il 4 a 1 con il Liverpool". 

Ti chiedo di esprimere un tuo giudizio sulla partenza di mister Spalletti e contestualmente anche sull'arrivo del suo successore, Rudi Garcia. "Da un lato sono sicuramente dispiaciuto di questo addio. Ma mi rendo conto che ripetersi in certi casi è davvero complicato. Quindi capisco la scelta del mister e gli auguro tutto il bene del mondo. Vincere dopo tanti anni mi dà una sensazione di grande soddisfazione quindi sono contento di non avere particolari aspettative per l’anno prossimo e di godermi tutto quello che succederà continuando a sostenere la squadra. Per quanto riguarda il nuovo allenatore credo che dopo una stagione così straordinaria qualsiasi scelta sarebbe stata azzardata. Anche la permanenza di Spalletti non avrebbe dato grandi garanzie. Come dicevo la soddisfazione per questo scudetto conquistato dopo tanti anni è così grande che per questa volta voglio godermi il calciomercato e tutto quello che succederà senza particolari aspettative. Quindi mi limito a fare un grandissimo in bocca al lupo al nuovo mister (che stimo molto e mi sta anche simpatico) e a tutti i ragazzi che indosseranno la maglia del Napoli il prossimo campionato".

Concludo l'intervista chiedendoti se hai già composto un brano ispirato dalla gioia per lo Scudetto vinto oppure in alternativa se ti va di condividere con noi pochi versi che possano descriverne la sua grande bellezza. "Purtroppo non ho scritto niente a riguardo. Ci hanno già pensato tantissimi miei colleghi. Artisticamente continuo sempre ad essere affascinato dalla poesia che riscontro negli sconfitti per questo resterò sempre e comunque legato anche al Napoli del terzo anno di Sarri. Da vincitore mi godo il momento come tutti i tifosi. Come dice il mio amico Alessio Sollo se la storia la scrivono i vincitori la poesia è arte degli sconfitti. Dopo tanti anni poetici è meraviglioso viversi anche questo pezzo di storia della mia squadra del cuore e della mia città".

A cura di Enrico Esposito

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