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Esclusiva – De Canio: “Ad oggi qualsiasi allenatore vorrebbe essere al posto di Spalletti”

Giuseppe Ferrara

Le dichiarazioni di Luigi De Canio in esclusiva ai nostri microfoni

Una partenza come quella del Napoli in Serie A non si intravedeva da tempo. Gli uomini di Spalletti hanno tutte le carte in regole per arrivare alla vittoria finale, visto anche l'ampio vantaggio ottenuto fin qui. Per approfondire ed analizzare l'attuale stagione dei partenopei, in esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto Luigi De Canio, ex calciatore ed allenatore.

De Canio: "In questo momento tutti vorrebbero essere al posto di Spalletti, è la situazione perfetta"

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Credo sia opportuno cominciare dalla sua carriera da allenatore e dagli scontri contro il Napoli nel 2016.  Andando ad analizzare l'attuale squadra capitanata da Spalletti e quella di Sarri, secondo lei qual è la differenza sostanziale tra i due gruppi?

"Trovare delle differenze è molto difficile, anche perché il vecchio Napoli l'ho affrontato quello attuale no. Posso dire che sono due squadre completamente diverse e che vivono momenti del tutto diversi".

La Serie A non aveva mai subito una sosta così lunga fino ad oggi. Secondo lei quanto potrà influire il Mondiale sulla ripresa dei campionati e in modo particolare sul Napoli?

"Tutte le squadre troveranno dei vantaggi e degli svantaggi. La partita decisiva verrà giocata dai singoli staff che dovranno affrontare al meglio questa situazione. L'unico problema che potrebbe condizionare la ripresa può essere il ritorno dei calciatori chiave non in forma ottimale. Sono davvero tante le insidie per i club ed anche per i giocatori stessi".

Restando su questa tematica, ma passando al ruolo dell'allenatore. Secondo lei qual è la cosa più importante che dovrà fare Spalletti per non distogliere l'attenzione dei suoi giocatori?

"Il tecnico sa bene cosa dovrà fare alla ripresa. Lui conosce i suoi uomini, sa come prenderli e certamente troverà la chiave giusta al ritorno di tutti. L'obiettivo è spingere sulle motivazioni dei calciatori. All'interno della rosa non ci sono protagonisti che hanno già vinto qualcosa di importante. Quindi, la possibilità di centrare tale obiettivo è una molla importante per i partenopei".

Dall'inizio della stagione qualsiasi calciatore ha dato il proprio contributo alla causa in ogni circostanza. Lei, nella veste di allenatore quali giocatori azzurri gradirebbe all'interno della sua rosa ideale?

"Visto il rendimento direi tutti. Se io allenassi una squadra dovrei prima capire di cosa necessità la mia rosa e poi eventualmente guardare altrove. Al Napoli tutti stanno rendendo al massimo e qualsiasi allenatore vorrebbe condurre una situazione del genere che però è difficile da creare".

La stagione dei rinnovi azzurri è cominciata nelle ultime settimane ed ha come obiettivo blindare i punti cardine di questo Napoli. Uno dei possibili prolunganenti potrebbe riguardare Giovanni Di Lorenzo. Secondo lei quanto è importante la figura del capitano all'interno dello spogliatoio?

"Questo calciatore ha conosciuto il palcoscenico della Serie A con ampio ritardo, ciò nonostante si è affermato e sta continuando a farlo ai massimi livelli. Tale questione dimostra lo spessore della persona della quale stiamo parlando. La situazione legata al rinnovo dimostra il senso di appartenenza del professionista al club. Spero vivamente che la società assieme al ragazzo trovi le giuste condizioni per realizzare ciò. Tutti hanno sempre pensato che il vero segreto fossero i calciatori più celebrati, ma non è cosi. La vera forza è racchiusa nella determinazione e la professionalità".

Facendo un salto alla passata stagione e al Milan campione d'Italia, lei pensa che questo Napoli sia più competitivo rispetto agli ultimi vincitori della Serie A?

"I paragoni sono sempre difficili da fare. Per giudicare due rose devono concorrere tanti, forse troppi aspetti. Si tratta di due mondi completamente diversi e con delle società differenti. Va ricordato che il Napoli già nella passata stagione poteva trionfare e probabilmente con qualche infortunio in meno la situazione sarebbe stata del tutto diversa. Ogni campionato ha la sua storia. Il Napoli di Sarri ha collezionato ben 91 punti senza conquistare il tricolore".

Nella sua carriera da allenatore, ha avuto la fortuna di allenare in Italia e Inghilterra. Secondo lei qual è la più grande differenza tra i due campionati anche nei concetti di gioco?

"In Inghilterra non esiste quella pressione mediatica che viviamo qui. Inoltre, non c'è un eccessivo tatticismo perché non si fanno tante analisi sui match. Il gioco viene guardato come una sorta di spettacolo. L'esasperazione non è presente, ho visto squadre retrocedere e tifoserie applaudire il gruppo squadra. Il processo di differenziazione vale anche nei settori giovani, dove non esistono le classifiche o le graduatorie. La concezione della vita e del calcio è del tutto differente dalla nostra".

Il dibattito sui vivai giovanili è uno dei temi caldi del calcio in generale, in modo particolare in Italia dove si fatica sempre più a concedere spazio ai nuovi talenti. Secondo lei cosa dovrebbe emulare il sistema calcistico nazionale dall'estero e in modo particolare dagli inglesi?

"Ognuno ha la sua dimensione e deve essere in grado di agire in base alla propria cultura. In Italia ci sono molti club organizzati per la cura del settore giovanile, mentre altri ci credono meno e non percorrono questa via. Ovviamente tutto ciò varia in base agli obiettivi dei club. Personalmente mi piace l'idea di un club che tende a costruirsi in casa i propri calciatori e che porti la propria filosofia di gioco in giro per il mondo. Nel nostro paese risulta molto difficile tale procedimento anche a causa dell'immensa concorrenza".

 

A cura di Giuseppe Ferrara in collaborazione con Leonardo Litterio

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