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ESCLUSIVA Carannante: “Napoli, manca personalità! Diego? Fui il primo a conoscerlo”

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Le dichiarazioni di Antonio Carannante, ex calciatore del Napoli, intervenuto ai microfoni di Calcionapoli1926.it

Leonardo Litterio

La storia del Napoli passa senza dubbio dalle mani (e dai piedi) della squadra che vinse lo Scudetto con Maradona. Da diversi anni gli azzurri stanno cercando di tornare a splendere. Per analizzare al meglio l'attuale stagione dei partenopei e ricordare i tempi di Diego, in esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto Antonio Carannante, ex calciatore del Napoli.

Carannante: "Così ho conosciuto Maradona per la prima volta”

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Antonio, lei ha vestito la maglia del Napoli dal 1981 al 1987 e nella stagione 1988-1989, qual è il suo ricordo più bello legato alla maglia azzurra?

"Ho tanti ricordi, ma penso che il più bello sia il debutto a 16 anni. All'epoca e anche oggi, non è da tutti giocare in Serie A così giovane".

Lei era molto amico di Diego. Qual è il momento che non dimenticherà mai per quanto riguarda Maradona e il suo Napoli?

"Il momento più bello fu quando arrivò a Napoli. Fui il primo a conoscerlo. Mi dissero che era arrivato allo stadio, io ero lì e quindi sono stato il primo a parlarci. Mi è rimasto impresso perché non ci credevo, era impensabile per me anche solo il fatto che si stesse presentando. Restammo a parlare 20 minuti e da lì diventammo grandi amici, questo è sicuramente il ricordo più bello che ho".

Crede che il Napoli possa tornare a splendere come ai suoi tempi? I giovani tifosi azzurri possono sperare in un'impresa?

"Io me lo auguro. C'è però da dire che prima c'era più passione, ad oggi il sistema calcistico è fatto più di costi e gestioni che altro, si è perso un po' ciò che c'era all'epoca. Spero comunque di poter rivivere le stesse emozioni anche perché per chi l'ha vissuto è stato qualcosa di indimenticabile, quest'anno ci possiamo arrivare".

A fine stagione Lorenzo Insigne lascerà il Napoli. Lei crede che la sua scelta sia da biasimare?

"Insigne qui a Napoli ha costruito tutta la sua carriera. Dopo Hamsik è stato uno dei pochi che ha fatto davvero la storia. Non è rimasto in società anche perché non gli è stato offerto un futuro solido. Andando fuori si è costruito un futuro ragionevole, qui a Napoli gli avrebbero dovuto offrire un contratto più un ruolo in società nei prossimi anni. Andando all'estero ha cercato dunque una nuova esperienza di calcio ed anche economica. Non lo possiamo condannare, per me ha fatto una scelta giusta. A 31 anni è giusto pensare anche al dopo, in quanto una volta che esci dal mondo del calcio è difficile rientrare, ci sono gli esempi di Totti e Del Piero che ad oggi fanno parecchia fatica".

Qual è, secondo lei, il punto di forza del Napoli di Luciano Spalletti?

“Il punto di forza del Napoli è che ha formato una buona squadra partendo dalle basi. Tenendo Koulibaly ha fatto già gran parte del lavoro, però manca quel pizzico di personalità. Contro l'Inter, ad esempio, si doveva chiudere la partita. Ci sono diverse partite difficili nel girone di ritorno, perché ogni squadra lotta per i propri obiettivi. Il potenziale comunque c'è ed ora per gli azzurri sono tutte finali. Manca un po’ di cattiveria sportiva”.

Secondo lei con Spalletti sulla panchina, gli azzurri possono fare un passo in più rispetto allo scorso anno?

“C’è da dire che la squadra era già fatta. Gattuso è arrivato in un momento dove la squadra era a pezzi, ha dato equilibrio ed ha finito un campionato ottimo. L'anno scorso con la pandemia è stato difficile, ma l'ultima partita a Verona si doveva vincere. Gattuso ha avuto sempre la squadra a pezzi, ma nonostante ciò ha fatto un grande lavoro. Ora Spalletti ha trovato una squadra ripresa, con qualche innesto che ha completato la rosa ma quest'ultimo ha sfruttato quelli che giocavano meno come Lobotka e Petagna. Spalletti ora deve fare la differenza”.

Quali sono i suoi progetti futuri? 

“Io, Renica, Careca, Alemao, Carnevale, De Napoli abbiamo creato un gruppo di ex calciatori ed abbiamo programma di fare eventi anche in memoria di Diego Maradona”.

A cura di Leonardo Litterio in collaborazione con Giuseppe Ferrara

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