La storia del Napoli passa senza dubbio tra le mani della squadra che vinse lo Scudetto con Maradona. Da diversi anni, gli azzurri stanno cercando di tornare a splendere. Per analizzare al meglio l'attuale stagione dei partenopei e ricordare i tempi di Diego, in esclusiva ai nostri microfoni è intervenuto Salvatore Bagni, ex calciatore del Napoli.
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Esclusiva – Bagni: “Diego sapeva da subito che avremmo vinto, mi fece una promessa”
In esclusiva ai nostri microfoni le dichiarazioni di Salvatore Bagni, ex calciatore del Napoli
Bagni: "La scelta di Maradona ha reso grande Napoli. Spalletti ha dato credibilità alla squadra"
Salvatore, lei ha avuto la fortuna di giocare con Maradona durante l'esperienza napoletana: com'è stato giocare con un fenomeno del genere?
"Hai detto bene te, è stata una fortuna. Tutti abbiamo giovato di quell'unica opportunità che hanno poi poche persone. In quei 6 anni e mezzo il Napoli ha fatto la storia, non succederà mai più che in Italia né da nessun altra parte possa arrivare il più forte di tutti i tempi. Quella di Maradona è stata una scelta che ha fatto diventare grande Napoli, il popolo intero l'ha amato e lui ha fatto lo stesso con la città. Era una squadra che lottava per non retrocedere e lui in 2 anni l'ha portata a vincere il campionato. Lui è stato il primo a crederci e dopo poco tempo dal suo arrivo disse: "In pochi mesi porterò la squadra a vincere il campionato", gli saremo riconoscenti per tutta la vita".
Lei che conosceva Diego, cosa penserebbe rivedendo il suo Napoli ai vertice del campionato?
"Ho condiviso anni con lui non solo in campo ma anche a casa. L'ho vissuto nel privato, non solo nello spogliatoio. Diego sarebbe felicissimo, sosteneva sempre il Napoli e quei colori gli sono rimasti nel cuore. Spererebbe che gli azzurri possano vincere qualcosa".
Qual è stato il motivo del suo passaggio dall'Inter al Napoli?
"Sarei rimasto all'Inter tanti anni, ma a causa di una discussione con il presidente Pellegrini sono dovuto andar via. Ho fatto una scelta perché c'era Marchesi a cui devo davvero tutto, è stato il primo tecnico a cambiarmi di ruolo. Era il mio allenatore all'Inter e al suo passaggio al Napoli mi chiese di seguirlo ed io gli dissi subito sì".
Ora invece? Cosa pensa del Napoli attuale?
"La squadra attualmente sta facendo un grande campionato, io l'avevo già detto ad agosto che fosse una delle mie favorite per la vittoria finale. È la squadra che ha cambiato di meno, è quella con i calciatori più in sintonia tra loro. Spalletti gli ha dato credibilità, questa è una squadra dal grandissimo morale tecnico".
Crede che il Napoli sia davvero la favorita per lo scudetto?
"Non l'ho pensato adesso, ma già dall'inizio insieme con l'Inter. Ricordiamo che a San Siro il Napoli era a 7 punti di vantaggio, gli scontri diretti non hanno premiato gli azzurri ma la squadra ha dimostrato che è al pari della rosa dell'Inter. Tra Covid, infortuni e Coppa D'Africa ha dimostrato comunque di avere una rosa competitiva, nonostante le tante assenze".
Secondo lei quanto è cambiato il mondo calcistico rispetto a quando era lei a calcare il rettangolo verde?
"É cambiato praticamente tutto, le generazioni e i modi di vivere, il modo di giocare e quello di allenarsi anche perché noi avevamo un fisico del tutto diverso rispetto ai calciatori attuali. Oggi i giocatori hanno uno staff che cura ogni particolare. Noi eravamo un po' più naïf, era un modo diverso di giocare e vivere. La passione era enorme in tutti quelli della nostra generazione".
Alla sua epoca il campionato italiano era pieno di campioni, oggi giorno tanti top player preferiscono campionati stranieri. Secondo lei qual è il motivo di questa scelta?
"Preferiscono andare in Premier, poiché in Inghilterra anche le piccole squadre possono comprare grandi giocatori. Rispetto alla Serie A sono partiti prima con il marketing, ed è dunque un campionato con più soldi dove si vive un'atmosfera particolare. Spero che il calcio italiano possa tornare ai suoi tempi d'oro, come quando c'erano Diego, Zico, Platini, Falcao, Rummenigge e tanti altri ancora. Oggi però la Serie A sembra essersi ripresa, ci si diverte a vedere le partite e rispetto agli scorsi anni si cerca più l'uno contro uno".
A cura di Giuseppe Ferrara in collaborazione con Leonardo Litterio
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