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Verona non ha cambiato nulla. Il Napoli di Garcia è una squadra forte, ma tende ad allungarsi

Verona Napoli
De Laurentiis ha ridato il Napoli a Garcia (poi dicendo che non gliel'aveva mai tolto e non è vero) e quindi ha ottenuto questo: tutto uguale. Una squadra forte che farà un campionato di alti e bassi, sperando basti per la Champions League
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il Napoli di Garcia ha vinto alla sua maniera, non smentendo se stesso. Sulla scia un po' di quel che si vide a Lecce, ma anche a Bologna (il Verona è semplicemente più forte ndr) e contro l'Udinese vittima sacrificale. Doppietta di un ottimo Kvaratskhelia, la miglior stagione di Politano in carriera e così come quella di Zielinski e poi Giacomo Raspadori. Non serviva il Bentegodi per capire ancora una volta che è un attaccante centrale. Il suo venire a legare il gioco ha permesso inserimenti e che si riempisse di più l'area di rigore, cosa che solitamente non avviene perché Osimhen fa reparto da solo. Può essere una dinamica interessante di questa nuova fase di questa stagione, ma restano le grosse perplessità sull'unità tattica in campo.

Se niente cambia, niente cambia

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Garcia è un allenatore con conoscenze calcistiche buone, che inizialmente non era riuscito a trovare l'intesa col suo gruppo. Poi l'ha trovata. Poi forse l'ha rimessa in discussione in occasione del piano-gara di Napoli-Fiorentina, credendo che dopo tre buone partite potesse finalmente metterci di più di sé stesso in questa squadra. Alla fine è tutto un voler trovare l'occasione per far vedere che anche lui ne capisce. Siamo certi che sia così, ma anche un bambino capirebbe che il Napoli gira bene quando è innanzitutto compatto. Poi, sì, ha grosse qualità tecniche e una mobilità offensiva che molto spesso ti fa vincere le partite perché segni più degli altri. In campionato soprattutto il Napoli è più forte di almeno 16 squadre su 20, il che significa che molto probabilmente anche con un gioco poco identitario e disequilibrato questa squadra lotterà per il terzo-quarto posto. Sullo Scudetto dubitiamo ci sia verso di partecipare alla corsa, un po' come il Milan dell'anno scorso che però non meritava neanche di arrivare quarto. Non dimentichiamo che perse 2-5 col Sassuolo e 4-0 con la Lazio e con lo stesso allenatore di sempre.


Può dunque aver inciso anche la vittoria dell'anno scorso in qualcuno, ma non in tutti. Politano e Zielinski sono rinati, Kvaratskhelia è entusiasta di avere il pallone al piede sempre e non si fa scalfire da nulla. Sarebbero però illazioni tutti i discorsi sul possibile abbassamento dell'indice di concentrazione dei calciatori. Saranno pure sazi ma se uniamo i puntini capiamo che i loro problemi per ora sono stati tutti di natura tecnico-tattica. Tradotto: con un filtro magico che dà motivazioni alle menti, forse il Napoli avrebbe perso comunque 3-1 contro la Fiorentina. Più organizzata, consapevole e con meno da perdere. A Verona non c'è stata storia nonostante il gol di Lazovic venuto da un rimpallo casuale. Raspadori e Cajuste i migliori in campo, un po' affaticato Di Lorenzo che ha persino chiuso a sinistra. Insomma una partita normalissima tra una squadra molto più forte e l'altra molto meno. Altro discorso sarà il Milan, avversaria veramente letale negli ultimi incontri a Napoli. Uno scivolone clamoroso potrebbe davvero incidere sulla pancia di De Laurentiis, fino a farlo di nuovo scivolare nell'ennesima contraddizione della stagione post-Scudetto.

Se niente cambia, niente cambia: il Napoli non poteva che rimanere lo stesso, confermandoci però che attualmente non ha problemi a giocare in concomitanza con le idee - smussate - dell'allenatore. Mettendoci del proprio e purtroppo non mantenendo la barra dritta a livello difensivo per tutti e 90 minuti. È un dato e un po' preoccupa. Non si può che essere contenti per una vittoria che comunque sarebbe potuta non arrivare - a Napoli qualcuno ci sperava pure - creando così altre polemiche successive. Per fortuna ora si giocherà così spesso che non si avrà nemmeno modo e tempo di scivoloni comunicativi o errori da parte di giornalisti dell'ambiente. Guardiamo e basta.

Di Mattia Fele

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