Gli addii al Napoli: da Mazzarri a Spalletti
—Tornando agli addii, quello di Spalletti non è stato l'unico. Il detto "vedi Napoli e poi muori" è stato profetico per molti tecnici. Da Mazzarri che scelse l'Inter e finì esonerato, da Benitez che andò al Real e durò sei mesi, ad Ancelotti che dopo la rottura col Napoli, prima di tornare vincente, finì a giocarsi la metà classifica con l'Everton, finendo con Sarri, che vinse due trofei ma venne maltrattato da Juve e Chelsea, e con Gattuso che ormai allena solo squadre esotiche. Insomma, abbiamo semplificato con un elenco un discorso lungo e complesso che vuole sottolineare come lasciare Napoli a cuor leggero non sia una scelta saggia. Eppure, tutti questi personaggi hanno giustificato l'addio con le difficoltà nel lavorare con De Laurentiis: certo, il presidente è vulcanico e anche particolare, ma è il numero uno degli imprenditori del calcio italiano e sta scalando le gerarchie anche in Europa. Ecco, qui sta l'intelligenza di Conte che ha scelto di restare credendo in un progetto già vincente ma che in futuro può fare qualcosa di storico. Antonio sa che si avvicina l'anno del centenario del Napoli e che ADL vuole far diventare quell'annata un colossal. Investimenti sulla squadra e le strutture per coccolare il sogno Champions: difficile realizzarlo, ma nulla è impossibile col lavoro e la programmazione. Ecco che tutto ciò spiega la poca lungimiranza di Spalletti e compagni: davvero ne è valsa la pena? Ma assolutamente no: vedi Napoli e poi muori, e per loro sarà difficile ora risorgere dalle ceneri.
A cura di Giovanni Frezzetti
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