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editoriali

Non c’è niente che al Napoli non riesca: è la squadra vincente più «amata», anche dagli avversari

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In metà anno il Napoli ha cambiato la storia, la geografia e (si spera) la politica del calcio italiano. È dominante, fiero come un falco. Distrugge gli avversari perché non fa parte del calcio italiano, che invece resta fermo al 3-5-2 di Allegri

Mattia Fele

La superiorità imbarazzante del Napoli in campo mette in difficoltà tutti: inseguitori, commentatori, avversari (che siano singoli o squadre intere). A Torino altri 4 gol e nessuno subìto, contro una squadra fisica e comunque difficile da affrontare negli ultimi tempi (veniva da due vittorie con clean sheet, aveva la quinta miglior difesa, è sesta per possesso palla in Serie A). È il trionfo delle idee che ci ricorda ogni domenica quanto la competenza sia essenziale per la riuscita di qualunque cosa, in una società che invece non la premia e preferisce la moneta alla capacità, l'abnegazione all'utilità piuttosto che la bellezza. Il Napoli invece è tutto: è bello, è atletico, è forte, è sicuro. Le altre lo sanno e hanno un rispetto, una paura e un amore tremendo per questa squadra.

Non c'è niente che il Napoli non sappia fare

torino napoli
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Il Napoli - come avevamo detto pure tempo fa - se ne infischia degli avversari e va per la sua strada. Così a Torino nel primo tempo, con un dominio silenzioso ma imperante, che si sentiva pure nell'aria e si avvertiva nei comportamenti e nelle posture dei granata. I giocatori del Toro tentavano di non badare al pressing del Napoli - nemmeno così asfissiante, oseremmo dire "normale" per questi livelli - ma non riuscivano a non pensare a chi avessero di fronte. Troppo timoroso Gravillon, che alternava interventi killer (giallo su Kvara pericolosissimo a inizio partita) a letture molto guardinghe. Bene ovviamente Anguissa, che con il suo fisico e le sue capacità va a nozze con queste squadre che cercano di impedirti di guardare in avanti. L'ivoriano piroetta attorno ai propri marcatori e va aggredire sempre all'orizzonte, pure se qualche volta con superficialità (troppo convinto delle sue doti fisiche, anche a giusta ragione ma è solo questione di caratteristiche ndr) perde dei palloni di troppo e fa infuriare l'allenatore. Nel primo tempo il Torino ha anche provato a mettere i brividi alla difesa, con Meret un po' incerto in qualche occasione da tiro da fuori e con i difensori presi dalla difesa della porta che non leggevano bene i cross arretrati (è questo un problema atavico del Napoli di sempre ndr). Non è comunque bastato. La convinzione del Napoli è scioccante e ricorda proprio quella dell'anno di Sarri 2018, con la differenza che qui la forza è prorompente. Sembra addirittura che pure gli avversari la stimino, la amino come in una strana sindrome calcistica di Stoccolma. L'amore per del dominato sul dominante...

Un aspetto stupisce più di tutto del Napoli 2022-23: è la grandissima fisicità con la quale affronta le partite e le mette sullo stesso piano delle squadre cosiddette "rognose" in tal senso. Lo fa con l'Atalanta, lo ha fatto coi Rangers, col Torino stesso, con l'Eintracht. Forse solo con l'Inter non c'è stata questa stessa voglia e forza di porsi sullo stesso discorso, sulla stessa linea. E non si tratta di essere fallosi, ma intensi e percettivi del pericolo, forti nei duelli perché li si vuole vincere. In più poi c'è la crescita pazzesca di Osimhen, che ha compreso i meccanismi del gioco in un modo clamoroso rispetto a quanto (non) facesse nelle stagioni precedenti. Kvaratskhelia e Zielinski poi, quando scambiano il pallone tra loro con tacco e punta, sono dei danzatori elegantissimi, con Olivera che dà profondità. Il tacco del georgiano per la doppietta di Osimhen è ormai divenuta normale amministrazione e non fa notizia (Kvara ha anche servito il decimo assist in Serie A, a Ndombele per il 4-0): non si sa a che dimensione possa arrivare questo calciatore. Fa tutto ad una velocità incredibile, è pure cresciuto in voglia di fare e senso tattico del campo. È meno innamorato del pallone, cerca sempre la soluzione più utile per tutti. E questa volta Spalletti ha deciso di non sostituirlo, lo ha tenuto perché è stato scandaloso in ogni zona del campo. In senso di prepotenza, presenza. Un plauso necessario anche a Kim, che è un portone in titanio sia che si giochi contro il Torino che contro il Manchester City, o in amichevole contro la Primavera. O in allenamento, o a casa sul divano. Mette una forza e abbina una lettura del gioco semplicemente straordinaria, fuori dal comune.

Nella settimana dei sorteggi Champions, il Milan ha straperso e il Napoli ha stravinto. Questo chiaramente vuol dire molto poco in vista di ciò che accadrà dopo la sosta (che qualcuno metta in una teca i calciatori del Napoli lanciati a destra e a manca per il mondo con le nazionali), però è indicativo di ciò che oggi è il livello clamorosamente differente che intercorre tra gli azzurri e la squadra che incontreranno ai Quarti di finale. La sensazione d'ansia è nell'ambiente proprio perché si tratta della prima volta non solo che il Napoli arriva a questo traguardo, ma che ascolterà la canzoncina dalle grandi orecchie da favorita assoluta. Sullo Scudetto, invece, c'è poco da dire. Il Napoli dà segnali di tranquillità, serenità, forza totale. Non c'è esaltazione, non c'è sopraffazione. Si accelera quando si vuole, si segna in tutti i modi ed è semplicemente impossibile per ciò che si è visto che Inter, Juve e Milan possano rincorrere in Serie A questa squadra. Ancora nessuno si è reso conto che ciò che accadrà (accadrà!) libererà di frustrazioni, rancori e sofferenze un popolo intero (sulla fattura di queste frustrazioni e/o sul fatto di risolverle col calcio, poi, ci sarebbe tanto da dire). Il Napoli vincerà il campionato come nessuno ha mai vinto nella storia del calcio italiano. Altro che lasciamoci sorprendere...

 

A cura di Mattia Fele

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