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editoriali

La cazzimma di Lucky Luciano è il vero veleno: con buona pace di urlatori e… guru

Luciano Spalletti (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

Il calcio è stato rivoluzionato negli ultimi due anni: possibile che solo Spalletti l'ha capito?

Giovanni Ibello

Nelle ultime tre gare il Napoli è riuscito superare l'avversario (per come s'era messa la partita la trasferta di Leicester vale una vittoria) grazie all'estro dei subentrati. Ma parlare solo di qualità dei singoli è senz'altro una visione miope del fenomeno. Al di là del sicuro valore di calciatori come Ounas (a proposito, ma quanto è cresciuto l'algerino?), Politano e Petagna, la sensazione è che Spalletti abbia pensato la sua squadra come una creatura cangiante e spietata, pronta a mutare pelle quando il gioco ristagna.

Spalletti ha capito (più di altri allenatori) che il calcio non è più lo stesso di due anni fa

Elmas, per esempio, ha profondamente deluso contro la Juventus. Il macedone sembrava spaesato, non riusciva a esprimersi nel ruolo di collante tra i reparti. In altre parole, ha illuso i difensori bianconeri che pensavano di avere gioco facile al Maradona. L'ingresso di Ounas ha sparigliato le carte, ha dato un'identità precisa al fronte offensivo e ha costretto la difesa avversaria a modificare il proprio assetto. A Leicester, anche se con interpreti diversi, è andato in scena il medesimo copione. Si mischiano le carte e la partita automaticamente evolve. Possiamo quindi ritenere che siamo di fronte a un pattern, uno schema che si ripeterà ancora e ancora nel corso della stagione. La sensazione è che forse più di altri allenatori, Spalletti ha capito che il calcio dei cinque cambi a partita è un altro sport. E ha studiato la novità del regolamento per costruirsi un vantaggio concreto.

La vera cazzimma? Non è fatta di urla e strepitii ma di ragionamenti sottili e... letali

Avere degli impact player che cambiano l'inerzia della gara (nell'alveo del disegno tattico predisposto dall'allenatore), può davvero cambiare le sorti di un campionato. Oggi il calcio non si gioca più 11 contro 11 ma 16 contro 16 e i cinque subentranti possono davvero ridisegnare il telaio del gruppo. Senza contare che impiegare in modo saggio le forze di cui si dispone aiuta la squadra a reggere nel lungo periodo. L'anno scorso il Napoli è stato martoriato dagli infortuni anche perché - al netto di un ventilato "surplus di veleno" - non c'era quella furbizia che è tipica delle vecchie volpi. La vera cazzimma non è fatta di urla e strepitii - siamo onesti, i giocatori non ne potevano più delle grida di Gattuso - ma di ragionamenti sottili e... letali. È così che si frega l'avversario: senza parate o dichiarazioni di intenti. E mentre gli altri continuano a fare gli splendidi (ricordate Allegri accolto dal club di Sky come un guru pronto a svelare il senso della vita?), Spalletti è stato fin troppo chiaro: "Noi siamo quello che si fa, non quello che si dice". Avanti così.

A cura di Giovanni Ibello

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