Secondo tempo leggermente più vivace. Ma resta il dato che la Lazio ha fatto due tiri in porta, il Napoli zero. Poca roba. Lobotka regge il centrocampo del Napoli quasi da solo. Con questo schieramento rischiamo pochissimo, ma creiamo ancora meno. Ma purtroppo oggi non è possibile giocare diversamente, per tutti i motivi che conosciamo. Demme fuori da tre anni; Zielinski, Osimhen e Ostigard con la valigia in mano; Ngonge e Dendoncker arrivati da pochissimo; Traorè fuori forma; gente infortunata. Si fa di necessità virtù. Non rischia nessuno, da ambo le parti. E portiamo a casa un pareggio insapore. A pensare che queste sono le due squadre classificatesi prima e seconda l’anno scorso viene da sorridere. Sempre a guardare il bicchiere mezzo pieno, oltre a subire poco e niente, la tenuta fisica c’è; reggiamo i 95 minuti. Vogliamo guardare la classifica? Ok. Abbiamo tenuto il passo del Bologna e della stessa Lazio, guadagnato un punto sulla Fiorentina, e perso due punti sull’Atalanta. 5 squadre avanti per il quarto posto ma soli 4 punti dalla quarta. La situazione è questa. Se il Napoli si ritrova giusto un po’, prende una forma concreta e indovina qualche vittoria, resta nel giro per l’accesso in Champions. Se scivola qualche altra partita, rischia di staccarsi definitivamente, non tanto per i punti di distanza ma per il numero di squadre che la precedono. L’Europa che conta è a rischio, lo sappiamo. Mazzarri è contento, beato lui. Noi siamo con i piedi per terra, con un po’ di disincanto. Il futuro non lo scorgiamo, c’è troppa nebbia. Ma, a proposito di nebbia, domenica arriva il Verona al Maradona. 3 punti sono il minimo se vogliamo sentirci vivi.
A cura di Maurizio Zaccone
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